Un labirinto dall’aspetto inglese. Il Castello di Donnafugata a sud di Ragusa è già abbastanza noto grazie anche alla serie dei telefilm polizieschi del Commissario Montalbano in cui sono state ambientate molte scene. Meno noto è quanto vi si trova nell’adiacente parco di otto ettari, che può essere definito una sorta di “giardino ermetico” con tanto di tempietti, grotte artificiali ed un grande labirinto in pietra del tipo più conosciuto, “a vicoli ciechi”.
Il costruttore sia del parco come del castello fu il Barone Corrado Arezzo de Spuches (1824 – 1895), personaggio di spicco nella vita politica della Sicilia Risorgimentale, ma anche amante della bella vita e dotato di una certa vena ironica e comica. Nel parco infatti inserì anche degli scherzi per il divertimento proprio e dei suoi ospiti: sedili da cui sgorgavano zampilli d’acqua al momento in cui ci si sedeva, il fantoccio di un monaco di cartapesta che spuntava improvvisamente dalla porta di una cappella, e via dicendo.
Curiosamente il vasto labirinto ricalca la forma trapezoidale di quello esistente nel parco di Hampton Court, vicino Londra. Quest’ultimo tuttavia è esclusivamente vegetale, costituito da siepi, come tutti i classici giardini-labirinti del Nord-Italia e d’Europa. Il labirinto di Donnafugata è invece costituito da muretti di pietre su cui originariamente si innalzavano cespugli di rose per impedire a chi ne percorresse i sentieri di guardare al di sopra di essi. Tuttavia al pari del labirinto inglese i suoi sentieri interni sono di tipo moderno, ovvero sono costituiti anche da vicoli ciechi. Così come tanti labirinti in Italia e nel mondo, il labirinto di Donnafugata è in realtà un “dedalo” (maze in inglese), ovvero un ambiente dove ci si smarrisce.
È opportuno ricordare che tutti i labirinti anteriori alla prima metà del Cinquecento, sia antichi che medievali – sia quelli sui pavimenti a mosaico delle ville romane, sia quelli nelle chiese italiane, francesi e scandinave, ecc. – sono costituiti da un unico e solo percorso: ovvero da un ingresso esterno fino al centro, senza alcun vicolo cieco. Essi sono i classici labirinti in cui non ci si può smarrire (anche per gli archeologi, infatti, il famoso palazzo di Cnosso, a Creta, dove secondo il mito era rinchiuso il Minotauro, non poteva essere un vero labirinto). È soltanto a partire dalla prima metà del ‘500 che a Mantova, a Siviglia e in altre località europee compaiono i primi esempi di giardini-labirinti “a trabocchetto”, con vicoli ciechi e falsi percorsi, dove appunto ci si può smarrire (per divertimento, o per “affari d’amore”).
Sicuramente la finalità del labirinto del Castello di Donnafugata era il divertimento del Barone e dei suoi ospiti. Tuttavia se lo si percorre (sconsigliabile però in giornate troppo calde) si ha la sensazione che esso costituisca una metafora della vita: i suoi falsi percorsi sembra vogliano insegnarci ad evitare i vicoli ciechi dell’esistenza, e a non sentirci mai irrimediabilmente perduti all’interno dei meandri delle nostre quotidiane difficoltà. Anche perché spesso, svoltando un angolo, ci si può ritrovare inaspettatamente ed improvvisamente, al centro del labirinto (evidenziato da una scritta in ciottoli), cioè alla realizzazione dei nostri progetti e dei nostri sogni. O al contrario, sempre inaspettatamente, si può ritrovare il varco d’uscita (il medesimo dell’ingresso).
Il labirinto di Donnafugata è stato anche recentemente ripreso nel film “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone (2015).
La visita del parco con il labirinto è compresa nel biglietto d’ingresso al castello.
Come arrivare. In auto, percorrere la provinciale 60 Ragusa – Santa Croce Camarina, e dopo pochi chilometri imboccare la provinciale 80. Seguire poi i cartelli segnaletici turistici per il castello.
Si può utilizzare anche il treno. Il Barone Corrado Arezzo grazie alle sue amicizie fra i politici del Regno d’Italia (ricoprì anche la carica di senatore) si fece costruire nel 1893 una piccola stazione ferroviaria nelle vicinanze del suo castello. La stazione è ancora attiva lungo la tratta Ragusa-Gela (anche se priva di biglietteria). Dalla stazione di Ragusa dunque si può prendere un treno e dopo all’incirca trenta minuti scendere alla stazione di Donnafugata (la domenica tuttavia il servizio è sospeso). Percorrendo qualche centinaio di metri si giunge al castello.
Il testo e tutte le immagini presenti in questo articolo sono di Ignazio Burgio all’infuori dello schema tratto da Wikipedia.
Per saperne di più sui labirinti:
LABIRINTI: ENIGMI SVELATI, MISTERI IRRISOLTI di Ignazio Burgio Editore: StreetLib Pagine 160 On line su: Streetlib Store ed altre librerie in rete. |
GUIDA CURIOSA AI LABIRINTI D’ITALIA di Giancarlo Pavat Editore: Newton Compton Pagine 480 On line su: Newton Compton ed in tutte le maggiori librerie. |
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