Sulla cima del Monte Arcivocalotto, un rilievo sovrastante il fiume Jato, vicino Palermo, è presente un blocco di arenaria, più o meno triangolare, alto all’incirca meno di tre metri, che presenta un foro circolare al centro, di un paio di metri di diametro, orientato lungo l’asse nord-ovest / sud-est. Il megalite, ben visibile anche a grande distanza, è noto fra gli abitanti della zona col nome di ‘U Campanaru (il campanile), e sebbene sia al centro di un territorio frequentato ed abitato ininterrottamente dalla preistoria siciliana fino all’età sveva (XIII sec.), secondo le ultime ricerche dovrebbe risalire alla seconda metà del II millennio a. C., (coevo dunque con la presenza dei greci micenei in Sicilia). Pur essendo infatti originariamente una roccia compatta creata dalla natura, essa venne volutamente dotata di un foro circolare con un’inclinazione di 75 gradi nel suo lato rivolto verso sud-est, e di 90 gradi dalla parte opposta: come risultato essa ancora oggi si dimostra perfettamente allineata con l’alba del solstizio invernale, il 22 dicembre.
Alberto Scuderi, direttore del Gruppo Archeologico della Valle dello Jato, e Vito Francesco Polcaro, allora docente presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Roma, poterono osservare nel 2010 il disco solare all’interno del foro nei cinque giorni tra il 20 e il 24 dicembre, con la coincidenza massima proprio il giorno 22, solstizio del Capricorno, intorno alle 8,30 del mattino. Sempre Alberto Scuderi si accorse poi che in quel momento il sole si riflette sulle sottostanti acque del fiume Jato, mentre contemporaneamente i suoi raggi cominciano a rischiarare la punta di Pizzo Pietralunga, una cima poco distante che si eleva isolata sul territorio circostante come se fosse un faraglione in mezzo al mare. In altre parole, il fiume Jato, il megalite forato e la cima del Pizzo Pietralunga sono perfettamente allineati lungo uno stesso asse in direzione dell’alba del solstizio invernale. Alla base del versante di sud-est del Pizzo Pietralunga si notano anche quattro fori che formano gli angoli di un rettangolo: “Individuati da A. Scuderi, i fori hanno dimensioni di 30 x 30 cm e una profondità di circa 20 cm; essi sono esattamente esposti all’alba del Solstizio d’inverno ed è solo in quel giorno che vengono illuminati senza lasciare ombra al loro interno. Il Prof. Polcaro sostiene che essi furono chiaramente realizzati da mano umana come “alloggiamenti” sostenenti un pannello (costituito da materiale deperibile, completamente scomparso) che fungeva da gnomone per determinare il giorno esatto del solstizio”. (Marisa Uberti, Il megalite ‘U Campanaru di Monte Arcivocalotto: un preistorico calendario solare in Sicilia in: www.duepassinelmistero2.com ).
Evidentemente, dunque, per gli uomini che scolpirono il foro nella roccia, tutta la zona intorno al megalite del Monte Arcivocalotto doveva rappresentare una vera e propria “area sacra”, adibita in primo luogo ai culti religiosi e funerari della rinascita del sole e della vita. Sembrerebbero confermarlo, oltre a diverse tombe dell’età del bronzo presenti nelle vicinanze, anche altri due elementi. Il primo è costituito da un lungo incavo esistente nella parte inferiore del foro circolare, come una sorta di “lettuccio”, in grado di contenere una persona distesa: forse dunque poteva servire nelle cerimonie funebri prima dell’inumazione del defunto, considerando che proprio da quella posizione sdraiata è ben visibile verso nord-ovest il punto dove tramonta il sole nel giorno del solstizio estivo, dietro il Monte della Fiera. L’altro elemento è rappresentato dall’esistenza di due fossette di piccole dimensioni scavate nella piattaforma rocciosa alla base del monolito, forse con lo scopo di contenere offerte votive, o del materiale combustibile per l’accensione di due piccoli fuochi. L’osservazione dettagliata della superficie del megalite forato – erosa dalle intemperie nel corso dei millenni – permise anche di scoprire labilissime tracce di solchi a raggiera che circondano il foro circolare, come se i costruttori volessero sottolinearne la finalità solare. Inoltre tracce di sfregamento alla base condussero i ricercatori ad ipotizzare che una lastra di legno o di pietra tenesse permanentemente chiuso il foro che veniva aperto soltanto in occasione del solstizio d’inverno nel corso, sicuramente, di qualche solenne cerimonia religiosa (cfr. Francesca Mercadante, Il megalite di Monte Arcivocalotto, un monumento alla misura del tempo, Academia.edu, 2011).
Sempre alla base del megalite, ma dalla parte esterna, quella rivolta alla scarpata, è invece ancora ben visibile l’incisione di un simbolo quadrangolare noto come “triplice cinta”, costituito in genere da tre quadrati concentrici ed attraversato da linee perpendicolari e diagonali (simile al famoso “gioco del filetto” sul retro delle scacchiere). L’incisione presente alla base del “Campanaru” è tuttavia costituita da quattro quadrati concentrici, una forma molto rara di questo simbolo. L’astrofisico Vito Francesco Polcaro che studiò il megalite dal punto di vista archeoastronomico ne concluse che il simbolo quadrangolare è perfettamente orientato anch’esso come il megalite: “Questo petroglifo permette quindi a chi si trova vicino al monolito di determinare con una maggiore precisione che i raggi del sole nascente al solstizio d’inverno provengano effettivamente dalla direzione che caratterizza questa data: esso può quindi essere utilizzato come uno ‘strumento di misura fine’ , che permette di determinare con maggior precisione il giorno esatto del solstizio d’inverno” (da: Marisa Uberti, Il megalite ‘U Campanaru di Monte Arcivocalotto: un preistorico calendario solare in Sicilia in: www.duepassinelmistero2.com).
Infatti la roccia forata del Monte Arcivocalotto doveva certamente avere anche una funzione di calendario, di fondamentale importanza per coordinare i lavori agricoli col mutare delle stagioni. Nei pressi del megalite è ancora presente una piccola pietra triangolare infissa nel terreno, ultima superstite di una serie di menhir che secondo Alberto Scuderi dovevano in origine “abbracciare” a semicerchio il megalite stesso sia per delimitarne l’area sacra, sia per evidenziarne meglio gli orientamenti solari, con i loro giochi di luci ed ombre. Sempre nei pressi è presente infatti un altro probabile menhir, tempo fa abbattuto accidentalmente da un trattore, che dai rilievi effettuati doveva essere perfettamente allineato col Pizzo Pietralunga. Inoltre a circa otto chilometri di distanza, sopra un’altura tra gli abitati di San Cipirello e Camporeale si trova quello che rimane di un altro megalite forato analogo al Campanaru di Monte Arcivocalotto. Chiamato dagli abitanti del luogo Cozzo Perciata, ovvero “roccia bucata”, fino alla fine degli anni sessanta del secolo scorso era ancora integro e dall’aspetto praticamente uguale al megalite sopra il fiume Jato, come risulta da alcune foto scattate nel 1968. Oggi purtroppo in seguito ad eventi naturali – pare dopo essere stato colpito da un fulmine – ne rimane visibile soltanto metà. Fortunatamente quanto ne rimane si è dimostrato sufficiente ai ricercatori per calcolarne gli orientamenti archeoastronomici, che risultano quanto mai significativi: il megalite forato di Cozzo Perciata è allineato lungo la stessa linea col Campanaru ed il Pizzo Pietralunga, ma al contrario del primo è orientato al solstizio d’estate. Quasi come una remota tradizione ancestrale, i vecchi contadini del luogo ancora oggi ricordano che allorché vedevano il sole nascere dentro il foro circolare del megalite – quand’era ancora intero – sapevano che era tempo di mietere il grano.
Bibliografia:
M. Uberti, Il megalite ‘U Campanaru di Monte Arcivocalotto: un preistorico calendario solare in Sicilia in: www.duepassinelmistero2.com .
F. Mercadante, Il megalite di Monte Arcivocalotto, un monumento alla misura del tempo, Academia.edu, 2011 (cfr. anche in: www.researchgate.net).
F. Maurici, V. F. Polcaro, A. Scuderi, Civiltà del sole in Sicilia, Kalòs Editore.
Come arrivare: da Palermo imboccare la statale a scorrimento veloce per Sciacca, quindi uscire allo svincolo per San Cipirello e proseguire in direzione di Corleone. Superato Pizzo Pietralunga imboccare il primo svincolo a sinistra per il santuario di Tagliavia, percorrere circa due km fino ad una stradina sterrata a sinistra che conduce dopo un centinaio di metri alle pendici del Monte Arcivocalotto, quindi proseguire a piedi lungo il sentiero. Avvertenza: a causa della natura impervia del terreno e per la presenza di precipizi si raccomandano scarpe adatte (meglio se da trekking) e bastoni da escursione. Si suggerisce di aggregarsi a personale esperto e a gruppi di escursionisti.
Il testo dell’articolo è di Ignazio Burgio. Si ringraziano coloro che hanno gentilmente concesso l’utilizzo delle loro immagini. La prima foto è tratta dall’articolo “Il megalite di Monte Arcivocalotto, un monumento alla misura del tempo”, di Francesca Mercadante, su “www.edizionidelmirto.it”. Le altre due foto sono di Marisa Uberti, e sono tratte da “Il megalite ‘U Campanaru di Monte Arcivocalotto”, su www.duepassinelmistero2.com . Lo schema della Triplice Cinta è tratto da Wikipedia.
Per saperne di più:
CIVILTÀ DEL SOLE IN SICILIA di F. Maurici, V. F. Polcaro, A. Scuderi Kalòs Editore |
LUDICA, SACRA, MAGICA. IL CENSIMENTO MONDIALE DELLA TRIPLICE CINTA, di Marisa Uberti Editore: Ilmiolibro |
Tributo alla stupidità dei motori di ricerca. Il mio plugin wp per motori di ricerca mi suggerisce che per indicizzare al meglio questo articolo devo inserire almeno -4- volte la frase chiave “il megalite forato nella Valle dello Jato (Pa)”. Dunque al fine di evitare che l’articolo si possa indicizzare male se non si trova la frase il megalite forato nella Valle dello Jato (Pa) penso che sia opportuno inserire un certo numero di volte la frase il megalite forato nella Valle dello Jato (Pa) all’interno di questo testo. Ma al fine di non banalizzare lo stile di quest’articolo ripetendo fino alla noia la stessa frase, ritengo sia meglio aggiungere alla fine la frase il megalite forato nella Valle dello Jato (Pa) nascondendo il tutto alla vista dei pazienti lettori. Spero che in tal modo il mio plugin sia soddisfatto di aver trovato la frase in questione – il megalite forato nella Valle dello Jato (Pa), ovviamente – e non si lagni più. E spero che i lettori non leggano mai questo testo, perchè è perfettamente inutile.