Nell’estate del 1946 il Principe Francesco Alliata di Villafranca e altri suoi amici, tutti appassionati di pesca subacquea e di cinema, realizzarono alle Isole Eolie le prime riprese cinematografiche professionali in immersione. Il documentario che ne seguì, Cacciatori sottomarini, anche se di appena 12 minuti, costituisce una pietra miliare nella storia del cinema, poichè spianò la strada ai cineasti con muta e pinne quali Folco Quilici, Bruno Vailati, Jaques Ives Cousteau, e molti altri. Il Principe Alliata ed il suo gruppo di amici tuttavia non si fermarono lì, ma fondarono anche una vera e propria casa di produzione, la Panaria Film che nel corso di un decennio produsse oltre ad un gran numero di documentari anche film di valore, come La Carrozza d’oro e Vulcano.
Nato nel 1919 a Palermo sin da giovane si appassionò alla cinematografia. Dopo la sua iscrizione alla facoltà di Giurisprudenza nella sua città natale, iniziò a frequentare le sezioni dedicate al cinema del GUF (Gruppo Universitario Fascista) dell’università di Palermo. Trasferitosi successivamente nell’Università di Napoli, frequentò anche lì il CineGuf della città partenopea, che grazie alla presenza di cineasti come Vittorio Gallo, Mimì Paclella ed altri si dimostrava uno dei più importanti d’Italia. Sotto la loro guida, Alliata apprese tutti i trucchi del mestiere di cineasta, ed a filmare anche a colori, poiché la società tedesca Agfa inviava loro le sue pellicole a colori perché potessero collaudarle.
Laureatosi il 15 giugno del 1940, cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, entrò a frequentare il corso ufficiali e successivamente venne incaricato di organizzare spettacoli cinematografici per le truppe italiane che da Napoli venivano mandate a combattere in Africa Orientale. Nel 1943 venne inviato in Sicilia come reporter militare per filmare i bombardamenti degli aerei alleati sulle città dell’isola.
Con la fine del secondo conflitto mondiale, il principe Alliata iniziò a sfruttare con pieno successo la sua passione e la sua esperienza di cineasta. Un suo amico, il principe Pietro Moncada, aveva portato da Antibes, in Francia, i primi prototipi di attrezzature subacquee in dotazione alla Marina Militare Italiana: una maschera, un paio di pinne ed un fucile a molla con tanto di fiocina. Alliata ebbe allora l’idea di utilizzare questi strumenti, all’epoca avveniristici, per svolgere riprese sottomarine in maniera professionale. A tale scopo tuttavia era necessario riuscire a proteggere efficacemente la cinepresa dall’acqua, e dopo molti tentativi lui ed il suo gruppo di amici – oltre a Pietro Moncada anche Quintino di Napoli, Fosco Maraini, Giovanni Mazza e il barone Renzo Avanzo – riuscirono a costruire una custodia stagna per la loro Arriflex da 35 mm.
Nell’estate del 1946, immergendosi nel mare delle Isole Eolie, girarono nell’arco di 45 giorni, 3.000 metri di pellicola, con la cinepresa fissata ad un cavalletto e zavorrata sul fondale. Fino allo sviluppo dei negativi non seppero neppure se le loro riprese fossero risultate di buona qualità. Fu solo quando le pellicole uscirono dal laboratorio che si accorsero con meraviglia che neppure un metro era andato perduto, grazie alla professionalità di Alliata. A provvedere al montaggio delle pellicole ci pensò un grande professionista di Cinecittà, Carlo Alberto Chiesa, coinvolto nel progetto dal regista Roberto Rossellini, cugino di Roberto Avanzo, uno dei ragazzi-attori con pinne e maschere. Ne uscì un cortometraggio di 12 minuti dal titolo Cacciatori sottomarini, considerato il primo documentario professionale di riprese subacquee nella storia del cinema. In precedenza qualcuno aveva già tentato in diverse parti del mondo di effettuare riprese in immersione, ma solo a livello sperimentale ed amatoriale. Il documentario di Alliata e degli altri suoi amici, che riprende i pittoreschi fondali delle Eolie ed i pesci infilzati dalle fiocine dei subacquei, anche se soltanto in bianco e nero, fu contraddistinto dall’alta qualità delle riprese (per l’epoca ovviamente) accompagnate da un’accattivante colonna sonora di Renzo Rossellini, fratello del regista Roberto, con sviolinate e arpeggi da atmosfera incantata. Al Festival di Cannes dell’anno successivo, il 1947, il documentario ebbe pieno successo e suscitò molti consensi.
Dopo la felice realizzazione del loro primo cortometraggio, Alliata ed i suoi amici decisero di fondare sempre nel ‘47 una vera e propria casa cinematografica che chiamarono Panaria Film, dal nome dell’isola delle Eolie, Panarea, che essi prediligevano. E proprio alle Isole Eolie doveva essere ambientato un film per la regia di Roberto Rossellini e con protagonista Anna Magnani, all’epoca sua fidanzata. Senonché il regista di Roma città aperta ricevette dalla Svezia una lettera dell’attrice Ingrid Bergman che colpita dallo stile neorealista di Rossellini gli confidava di essere disponibile a girare un film con lui. E alla fine della missiva – sicuramente allo scopo di impressionare ancor più il regista – aggiunse di conoscere in italiano solo tre parole “Io ti amo”. Rossellini prese sul serio quella dichiarazione d’amore e cominciò a frequentare sempre più la Bergman di nascosto dalla Magnani, finché la cosa non divenne pubblica. Nannarella, le cui scenate di gelosia erano tali da arrivare a scaraventare addosso a Rossellini i piatti di spaghetti nei pubblici locali, divenne furibonda e saltò così il progetto del film col suo ex fidanzato. Rossellini del resto preferì assegnare la parte di protagonista alla Bergman, rompendo gli accordi con la Panaria Film di Alliata e sottraendo lo stesso soggetto del film che conosceva bene. La pellicola del regista romano con la sua nuova fiamma svedese venne girato nel ‘49 col titolo di Stromboli. Ma Alliata e i suoi amici spalleggiati dalla Magnani in cerca di una rivincita morale, non si diedero per vinti e girarono sempre nello stesso anno un film parallelo, sempre alle Isole Eolie, dal titolo Vulcano, che diretto dal regista William Dieterle, riprendeva l’idea originale, con protagonista l’attrice romana. I giornali dell’epoca la definirono la “guerra dei vulcani” e ignari dei retroscena considerarono il film della Panaria-Magnani un plagio di quello di Rossellini-Bergman. Soltanto in anni recenti gli storici del cinema hanno reso giustizia ad Alliata e ai suoi amici, ad es. col libro La guerra dei vulcani, di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice (ed. Le Mani, 2014).
Oltre a parecchi documentari in bianco e nero sulla Sicilia, la Panaria Film produsse anche film storici in costume come La carrozza d’oro, del 1952, con la stessa Anna Magnani, per la regia di Jean Renoir. Il film ambientato nel XVIII secolo fu la prima pellicola a colori girata da una casa di produzione europea. Essa tuttavia non ebbe molto successo all’epoca anche se in seguito i critici e gli storici del cinema la considerarono una delle migliori realizzazioni di Jean Renoir. Altri film in costume furono A fil di spada (1952) e Il segreto delle Tre punte (1954).
Sempre nel ‘54, Alliata e i suoi amici dopo aver ribattezzato la loro casa di produzione Delphinus, tornarono alla loro passione subacquea, producendo il film Sesto Continente. E’ il resoconto di una spedizione di caccia in immersione, accompagnata da ricerche di biologia marina, sui fondali del Mar Rosso. Gli interpreti furono giovani sommozzatori che negli anni successivi avrebbero continuato a far parlare di sé anche come cineasti del mondo sommerso (appunto il “sesto continente”): Bruno Vailati, capo della spedizione, Raimondo Bucher, primatista di immersioni in apnea prima dell’era Maiorca, insieme alla moglie Enza, e l’esordiente Folco Quilici alla regia. Anche questo lungometraggio batté un primato, in quanto fu il primo film della storia del cinema a realizzare riprese sottomarine a colori. E come Cacciatori subacquei anche questo riscosse molto successo di critica ottenendo il premio speciale della giuria al Festival di Venezia.
Ma le gravose spese per la realizzazione di pellicole di una tale qualità (basti pensare ai compensi favolosi, per l’epoca, assegnati alla Magnani per Vulcano e La carrozza d’oro) alla fine pesarono troppo sui bilanci della società di Alliata e dei suoi amici. Pertanto, complice anche il disastroso incendio degli stabilimenti della Minerva, la più grande società di distribuzione cinematografica in Italia, due anni dopo nel ‘56 essi furono costretti a concludere la loro esperienza cinematografica. Il principe Francesco Alliata si dedicò esclusivamente alla sua attività imprenditoriale nel campo dolciario. Solo a partire dal 1993 grazie all’attività della ricercatrice Rita Cedrini e ad un ritorno d’interesse sulla storia della Panaria Film, tornò a ricordare quei gloriosi anni in convegni, rassegne cinematografiche ed anche in manifestazioni internazionali come al Tribecca Fim Festival di New York nel 2004, dove venne proiettato il film Vulcano appena restaurato dalla Cineteca di Bologna. Poco prima di spegnersi a Bagheria (Pa) il 1° luglio 2015, il principe dei primati cinematografici consegnò le sue memorie anche in un libro autobiografico, Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano (Vicenza, Neri Pozza Editore, 2015).
Come riferì in una delle ultime sue interviste al regista Gianni Virgadaula, “[…] le produzioni, le iniziative, le creazioni della Panaria Film rappresentano un unicum nella storia del cinema. E di questo sono fiero, anche per i miei amici oggi tutti scomparsi. Noi fummo i primi a penetrare il mare con le nostre macchine da presa e con tutte le attrezzature che avevamo creato con le nostre stesse mani. Noi siamo stati i primi al mondo a fare le prime riprese subacquee a colori con “Sesto continente” diretto da Folco Quilici. E fu ancora la Panaria a girare in Europa il primo film in technicolor e in cinemascope che fu “La carrozza d’oro” di Jean Renoir. […] (da: Gianni Virgadaula, Francesco Alliata, il principe del cinema e del mare).
Fonti:
Gianni Virgadaula, Francesco Alliata, il principe del cinema e del mare – in: www.ipercultura.com
Alberto Romeo, Storia della FotoCinematografia Subacquea Italiana. Francesco Alliata – in: www.diveitaly.com/aromeo/itgraffiti00_2.htm
Franco La Magna, Genesi, sviluppo e morte della “Panaria Film”: il “leggendario” Francesco Alliata – nella pagina facebook Parlando di cinema in Sicilia.
Nota. Il cortometraggio “Cacciatori sottomarini” può essere visto su youtube cliccando su questo link (account google necessario): Cacciatori sottomarini (Panaria Film, 1946) .
Testo di Ignazio Burgio. La foto del Principe Alliata, il marchio (o flano) della Panaria Film, e la locandina di Sesto Continente provengono da Wikipedia. Il fotogramma di Cacciatori sottomarini è liberamente ripreso dal cortometraggio originale avendo la pellicola più di vent’anni.
Il presente articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2021.