
Nato nel 1919 a Palermo sin da giovane si appassionò alla cinematografia. Dopo la sua iscrizione alla facoltà di Giurisprudenza nella sua città natale, iniziò a frequentare le sezioni dedicate al cinema del GUF (Gruppo Universitario Fascista) dell’università di Palermo. Trasferitosi successivamente nell’Università di Napoli, frequentò anche lì il CineGuf della città partenopea, che grazie alla presenza di cineasti come Vittorio Gallo, Mimì Paclella ed altri si dimostrava uno dei più importanti d’Italia. Sotto la loro guida, Alliata apprese tutti i trucchi del mestiere di cineasta, ed a filmare anche a colori, poiché la società tedesca Agfa inviava loro le sue pellicole a colori perché potessero collaudarle.
Laureatosi il 15 giugno del 1940, cinque giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, entrò a frequentare il corso ufficiali e successivamente venne incaricato di organizzare spettacoli cinematografici per le truppe italiane che da Napoli venivano mandate a combattere in Africa Orientale. Nel 1943 venne inviato in Sicilia come reporter militare per filmare i bombardamenti degli aerei alleati sulle città dell’isola.
Con la fine del secondo conflitto mondiale, il principe Alliata iniziò a sfruttare con pieno successo la sua passione e la sua esperienza di cineasta. Un suo amico, il principe Pietro Moncada, aveva portato da Antibes, in Francia, i primi prototipi di attrezzature subacquee in dotazione alla Marina Militare Italiana: una maschera, un paio di pinne ed un fucile a molla con tanto di fiocina. Alliata ebbe allora l’idea di utilizzare questi strumenti, all’epoca avveniristici, per svolgere riprese sottomarine in maniera professionale. A tale scopo tuttavia era necessario riuscire a proteggere efficacemente la cinepresa dall’acqua, e dopo molti tentativi lui ed il suo gruppo di amici – oltre a Pietro Moncada anche Quintino di Napoli, Fosco Maraini, Giovanni Mazza e il barone Renzo Avanzo – riuscirono a costruire una custodia stagna per la loro Arriflex da 35 mm.


Oltre a parecchi documentari in bianco e nero sulla Sicilia, la Panaria Film produsse anche film storici in costume come La carrozza d’oro, del 1952, con la stessa Anna Magnani, per la regia di Jean Renoir. Il film ambientato nel XVIII secolo fu la prima pellicola a colori girata da una casa di produzione europea. Essa tuttavia non ebbe molto successo all’epoca anche se in seguito i critici e gli storici del cinema la considerarono una delle migliori realizzazioni di Jean Renoir. Altri film in costume furono A fil di spada (1952) e Il segreto delle Tre punte (1954).

Ma le gravose spese per la realizzazione di pellicole di una tale qualità (basti pensare ai compensi favolosi, per l’epoca, assegnati alla Magnani per Vulcano e La carrozza d’oro) alla fine pesarono troppo sui bilanci della società di Alliata e dei suoi amici. Pertanto, complice anche il disastroso incendio degli stabilimenti della Minerva, la più grande società di distribuzione cinematografica in Italia, due anni dopo nel ‘56 essi furono costretti a concludere la loro esperienza cinematografica. Il principe Francesco Alliata si dedicò esclusivamente alla sua attività imprenditoriale nel campo dolciario. Solo a partire dal 1993 grazie all’attività della ricercatrice Rita Cedrini e ad un ritorno d’interesse sulla storia della Panaria Film, tornò a ricordare quei gloriosi anni in convegni, rassegne cinematografiche ed anche in manifestazioni internazionali come al Tribecca Fim Festival di New York nel 2004, dove venne proiettato il film Vulcano appena restaurato dalla Cineteca di Bologna. Poco prima di spegnersi a Bagheria (Pa) il 1° luglio 2015, il principe dei primati cinematografici consegnò le sue memorie anche in un libro autobiografico, Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano (Vicenza, Neri Pozza Editore, 2015).
Come riferì in una delle ultime sue interviste al regista Gianni Virgadaula, “[…] le produzioni, le iniziative, le creazioni della Panaria Film rappresentano un unicum nella storia del cinema. E di questo sono fiero, anche per i miei amici oggi tutti scomparsi. Noi fummo i primi a penetrare il mare con le nostre macchine da presa e con tutte le attrezzature che avevamo creato con le nostre stesse mani. Noi siamo stati i primi al mondo a fare le prime riprese subacquee a colori con “Sesto continente” diretto da Folco Quilici. E fu ancora la Panaria a girare in Europa il primo film in technicolor e in cinemascope che fu “La carrozza d’oro” di Jean Renoir. […] (da: Gianni Virgadaula, Francesco Alliata, il principe del cinema e del mare).
Fonti:
Gianni Virgadaula, Francesco Alliata, il principe del cinema e del mare – in: www.ipercultura.com
Alberto Romeo, Storia della FotoCinematografia Subacquea Italiana. Francesco Alliata – in: www.diveitaly.com/aromeo/itgraffiti00_2.htm
Franco La Magna, Genesi, sviluppo e morte della “Panaria Film”: il “leggendario” Francesco Alliata – nella pagina facebook Parlando di cinema in Sicilia.
Nota. Il cortometraggio “Cacciatori sottomarini” può essere visto su youtube cliccando su questo link (account google necessario): Cacciatori sottomarini (Panaria Film, 1946) .
Testo di Ignazio Burgio. La foto del Principe Alliata, il marchio (o flano) della Panaria Film, e la locandina di Sesto Continente provengono da Wikipedia. Il fotogramma di Cacciatori sottomarini è liberamente ripreso dal cortometraggio originale avendo la pellicola più di vent’anni.
Il presente articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2021.


