Nel centenario della morte di Giovanni Verga, sembra d’obbligo una visita al Museo Casa del Nespolo, al centro di Acitrezza (Ct) sorto nel 1999 a ricordo sia de “I Malavoglia”, il più noto romanzo dello scrittore verista, sia della pellicola neorealista che ne ricavò nel 1948 Luchino Visconti col titolo “La terra trema”.
Il Museo Casa del Nespolo, si trova in via Arciprete De Maria 15, ad Acitrezza (Ct), a pochi metri dalla chiesa principale del paese. Esso ricostruisce la tipica abitazione di pescatori di metà Ottocento, come quella descritta da Giovanni Verga nel suo famoso romanzo “I Malavoglia”. Il museo intende anche ricordare la trasposizione cinematografica del romanzo fattane da Luchino Visconti nell’altrettanto celebre film “La terra trema” (1948).
Creato nel 1999 a cura dell’Associazione culturale “Fantasticheria” (dal nome di una novella di Verga, ambientata anch’essa ad Acitrezza) è costituito da un ingresso con un arco a tutto sesto in pietra lavica, da un cortile in cui spicca un maestoso albero di nespolo e da due stanze in muratura antica. È simile insomma alla dimora della famiglia Toscano, soprannominata “I Malavoglia”, come descritta da Verga nell’omonimo romanzo: “… Anche la casa del nespolo sembrava avesse un’aria di festa; il cortile era spazzato, gli arnesi in bell’ordine lungo il muricciolo e appesi ai piuoli, l’orto tutto verde di cavoli e di lattughe, e la camera aperta e piena di sole che sembrava contenta anch’essa, e ogni cosa diceva che la Pasqua si avvicinava….”.
In una delle due stanze, sono esposti in primo luogo tutti gli attrezzi del mestiere della pesca: le reti innanzitutto, curate e riparate continuamente dai pescatori; realizzate inizialmente di colore bianco, al tempo dei Malavoglia, prima di poter essere usate in mare dovevano essere colorate in maniera artigianale coi coloranti naturali ricavati dalle cortecce degli alberi. Poi le nasse, le tipiche trappole di canne intrecciate che si lasciavano sul fondale attendendo che pesci e molluschi vi restassero imprigionati. E poi ancora le funi, la grande lampada ad acetilene per la pesca notturna (come avviene ancora oggi con le cosiddette “lampare”), e via dicendo. Insieme agli strumenti del mestiere si trovano anche le semplici suppellettili d’arredo: i letti a tavolaccio, le sedie, la conca a carbonella per scaldarsi, ecc. All’epoca di Verga e dei Malavoglia, solo le persone più benestanti, come ad es. i grossisti del pesce, potevano permettersi qualche comodità in più, come un materasso sul letto (!). Nel medesimo ambiente sono presenti anche alcune testimonianze verghiane, come le lettere di Giovanni Verga a suo fratello Pietro e alcune fotografie scattate dal medesimo scrittore, esperto fotografo.
L’altra stanza del museo è invece dedicata al film “La terra trema” che il regista Luchino Visconti girò nel 1948 proprio ad Acitrezza con attori quasi tutti dilettanti, reclutati tra la gente del luogo, e con dialoghi in dialetto siciliano. “[…] …La terra trema è il punto più alto raggiunto dall’estetica neorealista, anche per la coraggiosa estremizzazione dei suoi canoni (esasperato uso del dialetto, attori non professionisti, ecc…) e rispecchia l’idea di un «cinema antropomorfico», ossia con al centro l’uomo, teorizzato dallo stesso regista. […] Scritto per il popolo ma non dal popolo, La terra trema resta un’opera fondamentalmente elitaria, con i suoi riferimenti pittorici, l’accuratissima fotografia, i valori luministici, i rimandi, le metafore, le difficili simbologie. […] Persino il mesto zufolato «belliniano», commento sincronico di una scena, non è esente da significazioni e metafore di cui è gremito questo capolavoro universale del regista milanese, drammatica vicenda d’una povera famiglia di pescatori del piccolo paese rivierasco presso Catania, sfruttati dai locali grossisti del pesce, accolto con glaciale indifferenza nei paesi socialisti e finanziato da una strana troika: Partito Comunista Italiano, committente che sperava di utilizzarlo come manifesto per l’aspra contesa elettorale del ‘48, la Universalia di matrice cattolica e averi personali del regista. […]” (da: F. La Magna, Lo schermo trema. Letteratura siciliana e cinema, Città del Sole Edizioni, 2010, pp. 153 – 155).
Rispetto al romanzo verghiano il film presenta parecchie differenze, a cominciare dai nomi dei protagonisti. In ambedue, la barca da pesca della famiglia, la “Provvidenza”, naufraga a causa di una mareggiata. Ma mentre ne “I Malavoglia” l’occasione del naufragio è costituita dal trasporto urgente per mare di una gran quantità di lupini un po’ avariati, nella pellicola (ambientata non in una Acitrezza ottocentesca, ma contemporanea all’epoca in cui venne girato il film) il motivo è la necessità di uscire a pesca anche col cattivo tempo, essendosi i pescatori messi in proprio per sfuggire allo sfruttamento dei grossisti del pesce. Sia nel romanzo come nel film tuttavia la perdita della casa del nespolo – a suo tempo impegnata per far fronte alle spese – costituisce per la famiglia un dramma non solo economico, ma soprattutto morale, in quanto perdita sia del proprio luogo di nascita (con tutto il trauma affettivo che ne consegue), sia della considerazione e del rispetto dei compaesani. Come vogliono le leggi della sociologia, in una piccola comunità costituita da un paesino dove tutti conoscono tutto di tutti, è il giudizio degli altri la forza predominante.
Tanto il romanzo di Verga quanto il film di Visconti costituiscono un efficace affresco verista e neorealista del duro lavoro dei pescatori, ancora adesso, secondo le statistiche, uno dei mestieri più pericolosi. Gli ambienti e gli attrezzi nel Museo Casa del Nespolo, ricostruiti nella loro semplicità spartana, ne restituiscono perfettamente tutta la reale atmosfera.
Galleria di immagini:
Per informazioni su date, orari di apertura, eventi e manifestazioni è possibile consultare il sito ufficiale del museo, Museo Casa del Nespolo, e la relativa pagina facebook: www.facebook.com/casadelnespolo .
Nota. Testo e foto di Ignazio Burgio.
Su Giovanni Verga nella storia del cinema:
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