Il Museo del Papiro a Siracusa

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Il Museo del Papiro a Siracusa Ubicato in via Nizza 14 a Siracusa, in uno storico palazzo, ex convento agostiniano, nell’isola di Ortigia, il Museo del Papiro non è solamente una raccolta espositiva di manufatti antichi, ma è anche e soprattutto un vero e proprio centro di studi e di restauro di tutto ciò che riguarda la celebre pianta. Questa – la Cyperus Papyrus – è presente all’inizio del percorso museale sia sotto forma di esemplari secchi, da archivi botanici, sia viva e verde, in grandi vasi. Proveniente originariamente dal Nilo e da altre zone umide africane (ad esempio il Lago Ciad), in età ellenistica cominciò a comparire lungo le sponde del fiume Ciane, vicino Siracusa, e in altri corsi d’acqua siciliani, come il Fiumefreddo vicino Taormina.
L’utilizzo più noto della pianta è quello per la fabbricazione dei fogli per scrivere. In una sala del museo un video in più lingue illustra i processi di produzione del prezioso supporto di scrittura per l’attività amministrativa e culturale specie in età antica. Nel XVIII secolo l’archeologo siciliano Saverio Landolina, riprovò a fabbricare sperimentalmente, con i papiri del fiume Ciane, la carta di papiro basandosi sulle descrizioni di Plinio Il Vecchio. Alcune sue realizzazioni insieme a quelle di altri sperimentatori ottocenteschi, contenenti testi o dipinti, sono esposti dietro le vetrine delle prime sale. Così come sono ugualmente esposti anche gli strumenti tradizionali per la produzione dei fogli di papiro, ad es. i coltelli per tagliare gli steli in sottili strisce, un torchio per pressare le strisce unite a formare un foglio (kartes, in greco antico, charta, in latino), resine, colle, pennelli, inchiostri e colori per scrivere e dipingere.
I pezzi più pregiati sono comunque i documenti, anche molto antichi, provenienti soprattutto dall’Egitto con testi in scrittura geroglifica, ieratica, demotica, greca e copta. Si tratta di lettere, atti legali, note contabili, ma anche di esemplari storici illustri come l’unico frammento di papiro al mondo contenente poche parole dell’opera Sul Cielo di Aristotele. Alcuni di questi antichi documenti, dalla calligrafia in gran parte sbiadita e lacunosa, e dall’aspetto consumato e frammentato, ma giunti sino a noi grazie al clima arido del deserto egiziano, sono tuttavia ancora in fase di studio e di decifrazione.
Il Museo del Papiro a Siracusa Se la cultura ellenistico-romana potè realizzare i più straordinari capolavori della scienza e della letteratura greca e latina fu proprio grazie alla carta di papiro, insieme alla più resistente pergamena. L’abbondante produzione di fogli per la scrittura consentì lo sviluppo di quello che gli storici hanno definito l’Umanesimo Classico, culminato nei primi due secoli della nostra era.
Come quelli di pergamena tuttavia i documenti di papiro venivano scritti solo da un lato e conservati arrotolati e legati con la facciata bianca all’esterno. Una striscia incollata al rotolo, chiamata syllabus, etichettava il contenuto del papiro. Se dovevano contenere testi lunghi, ad es. opere letterarie, si incollavano tra loro tanti fogli quanti ne erano necessari (costituendo così un volumen), che poi venivano arrotolati attorno ad un bastoncino chiamato in latino umbilicus. Quando i fogli di papiro non servivano più perché consumati o inutili, in genere venivano riutilizzati per scopi diversi: ad esempio per rivestire le mummie prima della loro sepoltura, uso che in qualche caso ha consentito il recupero di opere letterarie perdute; oppure ritagliati in pezzi più piccoli e legati insieme (a somiglianza dei codices, le tavolette ricoperte di cera) affinché le parti non scritte potessero servire per appunti, brutte copie, ecc. proprio come gli odierni block-notes.
I primi cristiani svilupparono proprio quest’idea scrivendo i loro testi sacri su piccoli pezzi di papiro (o anche di pergamena), di forma uguale e scritti da entrambi i lati, poi rilegati insieme: questi costituirono insomma i primi libri. I vantaggi furono quelli di raddoppiare le capacità di archiviazione dei fogli, come diremmo oggi nell’era dell’informatica, diminuendo allo stesso tempo dimensioni e ingombro, e quindi consentendo agli stessi cristiani, in tempi di persecuzione, di nasconderli più facilmente sotto i vestiti. Questi codices, come venivano chiamati anch’essi, nei secoli successivi sostituirono sempre più gli antichi rotoli ed assunsero l’aspetto dei veri e propri libri medievali illustrati e miniati.
La decadenza dell’attività culturale a partire dagli ultimi secoli dell’età antica e per tutto l’Alto Medioevo non venne causata solo dal declino economico e demografico dell’Impero Romano, e dal suo crollo a causa delle invasioni barbariche. Ma ebbe molto peso anche la diminuzione nella disponibilità e nell’uso di carta di papiro. Dopo la conquista dell’Egitto e di altri paesi mediterranei da parte degli Arabi, la quantità di fogli di papiro che circolava in Europa si ridusse notevolmente per vari motivi: a causa della pirateria navale, dell’embargo delle esportazioni dall’Egitto durante i periodi di guerra, ma soprattutto per la priorità data dagli esportatori egiziani agli altri paesi di religione musulmana, come la Mesopotamia, la Siria, il Nord-Africa, la Spagna e la Sicilia. A corto di fogli di papiro, l’Europa cristiana fino a dopo l’anno Mille dovette arrangiarsi quasi esclusivamente con la rara e costosa pergamena, limitandosi soprattutto a ricopiare quanto tramandato dal passato, e riducendo drasticamente la sua produzione letteraria originale. Al contrario nel mondo musulmano, in molte città (come ad esempio a Bagdad) la grande disponibilità di papiro consentì la fioritura di biblioteche, centri di traduzione, università, piene di matematici, astronomi, filosofi, ecc. Fu solo nel XII sec. con l’arrivo della vera e propria carta, inventata in Cina e portata sempre dagli Arabi, che in Europa la cultura riprese slancio, anche con la nascita delle università.
Nelle sale del museo sono presenti anche molti altri manufatti tradizionalmente prodotti con le piante di papiro, come alcuni esemplari di piccole barche, provenienti dai laghi africani (Ciad ed Etiopia), e costruite appunto con lunghi steli di papiro. O ancora ceste, stuoie, calzari, corde, realizzate sempre con la preziosa pianta.

Fondato da Corrado Basile e Anna Di Natale nel 1987, il Museo del Papiro si occupa anche del restauro, della datazione e della decodificazione degli antichi papiri in stretta collaborazione col Museo egizio del Cairo, la Bibliotheca Alexandrina e il Museo greco-romano di Alessandria, in Egitto. Sua missione è anche la tutela delle piante di papiro che crescono spontanee nel vicino fiume Ciane, e il restauro e la conservazione di quei documenti di papiro – come si è già detto – realizzati a partire dal XVIII secolo. Il Museo organizza anche corsi, convegni internazionali e pubblica periodicamente i risultati delle proprie ricerche.





Note. Il Museo del Papiro si trova a Siracusa, isola di Ortigia, in via Nizza 14. Per gli orari di apertura ed altre informazioni si può visitare il sito ufficiale: www.museodelpapiro.it
Testo di Ignazio Burgio. La prima immagine, dell’autore, rappresenta una panoramica della sala principale del museo. Le immagini della Gallery – all’infuori della prima – provengono da Wikipedia (all’interno del museo vige il divieto di fotografare o riprendere video; l’immagine in alto è stata concessa all’autore in via eccezionale). Articolo pubblicato il 20 ottobre 2023.

Fonti:

www.museodelpapiro.it

Guglielmo Cavallo (a cura di), Libri, editori e pubblico nel mondo antico, Laterza 1975



Il Museo del Papiro a Siracusa

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