Al di sotto di quel che rimane del tempio dei Dioscuri, nella Valle dei Templi ad Agrigento, si distende uno straordinario parco verde, racchiuso tra scarpate calcaree che lo celano alla vista di molti turisti. Si tratta della Kolymbetra: cinque ettari coltivati ad agrumi, olivi, mandorli, più molte altre piante selvatiche tipiche della macchia mediterranea. Dal 1999 è gestito dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) che in tutti questi anni si è prodigato per la sua tutela e conservazione.
Il grande storico greco Diodoro Siculo riferisce nella sua Biblioteca Storica che dopo la battaglia di Himera (480 a. C.), nella quale i Greci di Sicilia sconfissero l’esercito cartaginese, molti prigionieri punici ridotti in schiavitù contribuirono a scavare, sotto la direzione dell’architetto Feace, il sistema di approvvigionamento idrico della città di Akragas (l’antica Agrigento greca): chilometri di cunicoli all’interno delle colline, allo scopo di raccogliere l’acqua che trasudava normalmente dalla roccia calcarea, oltre che quelle di alcune sorgenti. Attraverso questa rete di gallerie e camere di raccolta l’acqua sfociava in una vasta piscina lunga 7 stadi e profonda 20 braccia (cioè 1300 metri e 9 metri di profondità). Proprio questo bacino artificiale veniva chiamato Kolymbetra, cioè piscina o anche vasca per i pesci. Di pesci infatti ve n’erano molti, ed anche diversi tipi di uccelli acquatici (cigni, anatre, ecc.). Le personalità più potenti della città, come il tiranno Terone, ci andavano per relax. Ma anche i comuni cittadini la frequentavano: gli uomini, per pescare, e le donne per lavare i panni.
Un secolo dopo la sua costruzione – ci informa sempre Diodoro – il grande bacino venne prosciugato, ricoperto di terra e trasformato in un vigneto e in un vasto orto. L’acqua che sfociava dalle gallerie venne allora convogliata per alimentare un bacino molto più piccolo, per irrigare le coltivazioni. Certamente erano presenti anche mandorli e ulivi – alberi molto diffusi nel mondo greco antico e quindi anche in Sicilia – oltre che piante spontanee della macchia mediterranea, ad esempio mirto e alloro, piante sacre, secondo i miti greci, ad Afrodite e Apollo.
Nel Medioevo gli Arabi vi introdussero i primi agrumi – limoni, lumìe e arance amare – e la canna da zucchero, ma a partire dal ‘500 l’area ridivenne nuovamente un orto per il vicino convento della Badia Vecchia. I viaggiatori europei che nel ‘700 visitavano la Sicilia, come ad es. l’abate di Saint-Non, restavano incantati dalle grandi distese di mandorli, che nell’area della Kolymbetra, e in genere in tutta la Valle dei Templi, fiorivano in pieno inverno, dando loro l’impressione che la Sicilia godesse di un’eterna primavera.
Fino agli anni ‘70 del secolo scorso vi erano ancora dei contadini locali che lavoravano il suolo dell’antica piscina greca, nonostante la significativa riduzione delle aree coltivate – già a partire dagli anni ‘50 – in tutta la Valle dei Templi. Poi a partire dagli anni ‘80 l’area della Kolymbetra venne abbandonata a se stessa fino ad essere ricoperta dalla vegetazione selvatica.
Alla fine degli anni ‘90 tuttavia un agronomo agrigentino, Giuseppe Lo Pilato, decise di riportare tutta l’area al precedente splendore. Chiese aiuto a Giuseppe Barbera, docente di colture arboree all’Università di Palermo, grande esperto di mandorli siciliani. Insieme presentarono al FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, un progetto che venne accolto con entusiasmo. La Regione Sicilia nel 1999 concesse l’area per un periodo di trent’anni, e da allora nella Kolymbetra tornarono ad essere impiantati e coltivati agrumi, mandorli e olivi. Giuseppe Barbera creò anche un Museo del Mandorlo al di sotto del Tempio di Giunone, con l’impianto di 1500 alberi di mandorli appartenenti a più di 500 varietà.
Il parco, o meglio giardino, si presenta oggi costituito soprattutto da coltivazioni di agrumi (29% della superficie), quali mandarini, limoni, pompelmi e aranci amari e dolci. Nel medesimo agrumeto sono presenti anche altri alberi da frutto: gelsi, peri, susini, nespoli, fichi, e altri ancora. La superficie occupata dai mandorli e dagli ulivi, ai piedi delle rupi di calcare, ammonta al 18%. In alcune aree, specie quelle delle pareti rocciose vennero lasciate molte piante spontanee tipiche della macchia mediterranea: mirti, allori, carrubi, lentischi, terebindi e la palma nana, l’unica specie di palma che cresce spontanea in tutto il Mediterraneo.
Lungo il corso d’acqua che attraversa il parco della Kolymbetra – un affluente dell’antico Hypsas, l’odierno Sant’Anna – si trovano le tipiche canne da fiume che i coltivatori utilizzavano, e talvolta utilizzano ancora oggi, per raccogliere le mandorle percuotendo i rami degli alberi. Accanto alle canne, sempre lungo il corso d’acqua, si trovano anche molte piante di ricino comune, il cui olio era utilizzato sin da epoche molto antiche non solo come farmaco purgante ma anche come combustibile per le lampade ad olio. Fra le pareti calcaree che delimitano il parco si trovano piante rupestri anch’esse spontanee, adattatesi alla roccia, come – oltre anche qui alla palma nana – la ginestrella comune, il cappero, l’Euphorbia, e altre ancora.
Salvo che in periodi di chiusura – ordinaria o eccezionale – il giardino della Kolymbetra è regolarmente visitabile. A cura dell’associazione speleologica “Agrigento Sotterranea” è possibile esplorare, con l’opportuno equipaggiamento – in primo luogo un casco con lampada frontale – anche gli ipogei e le gallerie che conducevano l’acqua all’antica piscina. Regolarmente all’interno del parco si organizzano durante tutto il corso dell’anno eventi e manifestazioni culturali specialmente su iniziativa del FAI di Agrigento.
L’ingresso al giardino della Kolymbetra si trova nei pressi dei tempio dei Dioscuri, nella Valle dei Templi ad Agrigento, indicato dai cartelli segnaletici. Attualmente (aprile 2020) chiuso come tutte le strutture culturali e ambientali per emergenza sanitaria, si possono avere notizie sulla sua apertura, orari, biglietteria ed eventi, andando sul sito ufficiale: www.fondoambiente.it/luoghi/giardino-della-kolymbethra .
Testo di Ignazio Burgio. Le immagini sono tratte da Wikipedia (la prima è di Toni Pecoraro, l’altra di ZDE).
Fonti:
Il Giardino della Kolymbetra. L’uomo, la terra, la storia, a cura del FAI
Un sognatore fra i mandorli, di Francesco Erbani, su: www.repubblica.it
Il giardino della Kolymbetra, su Wikipedia.it
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