La Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento

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La Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento Edificata sul punto più alto della collina che accoglie la città di Agrigento, la Cattedrale di San Gerlando è stata caratterizzata sin dall’epoca della sua costruzione – l’XI secolo – da frequenti attività di ampliamenti, restauri, rifacimenti, nonché consolidamenti anche a causa del suolo instabile e franoso che ancora in anni recenti hanno imposto lunghi periodi di chiusura e inagibilità. Soltanto da pochi anni, dal 2019, è stata pienamente riaperta e resa fruibile alle cerimonie religiose e alle visite turistiche.
Venne progettata e iniziata nel 1088 due anni dopo la conquista normanna della città di Girgenti – nome arabo dell’antica Akragas – per opera di Gerlando di Besancon, nominato vescovo della città dal conte Ruggero. Il nuovo vescovo portò a termine la costruzione dell’edificio (più piccolo di quello attuale) nell’arco di sei anni e dedicò la cattedrale alla Madonna Assunta, a San Giacomo e a tutti gli altri apostoli. Alla sua morte avvenuta nel 1100, Gerlando venne dichiarato santo e patrono della medesima città di Agrigento.
L’edificio – secondo qualche studioso, costruito sul luogo dove esisteva un precedente tempio classico, quello di Giove Atabirio o Polieo – presenta, specie all’interno, una molteplicità di stili artistici e architettonici a motivo dei numerosi restauri e rifacimenti nel corso dei secoli. All’esterno l’attuale facciata, lineare ed essenziale, è il risultato di un restauro seicentesco con cui si sostituì il precedente prospetto medievale deteriorato e pericolante. L’adiacente torre campanaria edificata nella seconda metà del ‘400 appare incompleta in quanto il suo committente, il canonico Giovanni Montaperto, nel 1470 ne interruppe i lavori in seguito alla sua elezione a vescovo di Mazara.
All’interno appare suddivisa in tre navate separate ciascuna da una fila di colonne. La navata di destra, su cui si apre anche l’ingresso laterale, contiene tre lunette ogivali medievali che contengono altari e opere d’arte: l’urna di San Felice, una Pietà in terracotta del XVII secolo, ed anche una cappella marmorea dedicata a San Gerlando, con la statua del santo. Le vere e proprie reliquie del patrono agrigentino si trovano invece in un’urna argentea (del 1639, dell’artista Michele Ricca) al termine della navata, immediatamente prima dell’abside con l’altare rinascimentale dedicato alla Madonna delle Grazie.
La lunghezza attuale della Cattedrale è il frutto di prolungamenti verso est attuati sia alla fine del Cinquecento sotto il vescovo Giovanni Horozco de Leyva de Covarruvias (1594-1606), sia una cinquantina di anni dopo durante il vescovato di Francesco Gisulfo (1658 – 1664). La navata centrale culmina con l’altare sopra cui si apre il soffitto dipinto e decorato – a cavallo tra Sei e Settecento, dal pittore Michele Blasco – in maniera tale da dare l’impressione di una finta cupola. Dietro l’altare, l’abside contiene, oltre al maestoso organo a canne, anche affreschi e statue barocche di numerosi santi tra cui, oltre a San Gerlando, anche San Giacomo che a cavallo combatte contro i Saraceni, realizzati dal pittore palermitano Vincenzo Bongiovanni. Sull’intera navata il soffitto cinquecentesco è per metà a cassettoni e per metà a capriate, ovvero con travi di rinforzo su cui sono dipinti volti di santi e blasoni di famiglie nobili agrigentine. Nella parte a cassettoni si trova lo stemma degli Asburgo di Spagna con l’aquila a due teste.
La navata di sinistra contiene alcuni monumenti sepolcrali di vescovi di Agrigento, nonché alcune pregevoli opere d’arte come la statua marmorea della Madonna di Monserrato, realizzata nel 1495 dallo scultore palermitano Stefano De Martino. Di qualche anno precedente, del 1492, è invece il sarcofago di marmo con bassorilievi di Gaspare De Marinis, opera di Giovannello Gagini e Andrea Mancino, presente nella cappella-battistero ribassata rispetto al pavimento della chiesa, che si apre sempre nella navata sinistra all’altezza del transetto.
Sarcofagi ben più illustri e pregiati sono tuttavia i quattro di epoca greca e romana conservati in un locale espositivo a cui si accede sempre dalla navata sinistra. Tra essi ne spiccano due pieni di bassorilievi: il primo presenta una serie di fanciulli con cesti di fiori; l’altro le storie mitologiche di Fedra e Ippolito, molto apprezzato anche da Goethe quando lo ammirò nel corso del suo viaggio in Sicilia («Credo di non aver mai veduto cosa più stupenda in fatto di bassorilievi, né più perfettamente conservata»). I quattro sarcofagi vennero donati alla cattedrale insieme ad un vaso attico nel XVIII secolo e fino al 1877 vennero utilizzati per le liturgie battesimali.
Da uno stretto ballatoio al di sopra dell’ingresso principale, raggiungibile tramite rampe di scale interne, i visitatori possono anche godere dall’alto di una panoramica dell’interno della chiesa, oltre che ammirare alle loro spalle una vetrata colorata, in stile contemporaneo, rivolta all’esterno.
Tra le molte curiosità relative alla cattedrale, vi è quanto ruota attorno al corpo di San Felice martire, custodito in un’urna di cristallo del XVII secolo nella navata destra. Poichè la Chiesa conosce ben 15 santi martiri col nome di Felice non si sa esattamente quale sia di questi. Ma una certa tradizione vuole che in realtà il corpo dentro l’urna non sia quello del santo ma di uno dei paladini di Carlo Magno, ovvero Brandimarte, personaggio cantato anche nei famosi due poemi, Orlando Innamorato di M. M. Boiardo e l’Orlando Furioso di L. Ariosto. Proprio in quest’ultima opera viene narrato come Brandimarte finisca per combattere insieme a Orlando e Oliviero nell’isola di Lampedusa contro altri tre cavalieri saraceni. Al termine dell’epico duello, solo Orlando rimane in vita, e riporta la salma di Brandimarte fino ad Agrigento chiedendo che venga sepolto nella cattedrale.
Al di là comunque delle leggende letterarie, la ricchezza di stili di ogni epoca storica presente nell’architettura e nei tesori della Cattedrale di San Gerlando, dal medioevo fino al XX secolo, testimonia anch’essa l’avvicendamento e la sovrapposizione di nuovi e differenti gusti artistici nel corso dei secoli.


VIDEO: La Cattedrale di Agrigento (di don Giuseppe Pontillo)

Per informazioni su orari, eventi e quant’altro, si può consultare il sito: www.cattedraleagrigento.com
Testo di Ignazio Burgio. Tutte le immagini sono dell’autore. Articolo pubblicato il 31 dicembre 2024.

Fonti:
www.cattedraleagrigento.com



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