La chiesa di San Benedetto in via Crociferi a Catania, accorpata all’omonimo monastero femminile benedettino, costituisce l’esempio più straordinario dello stile barocco nella città etnea. I suoi marmi e le sue statue possono degnamente rivaleggiare con quelli nelle chiese della val di Noto o di altre città siciliane. Gli affreschi che ricoprono interamente la volta rivestono carattere di pregio anche a motivo della loro storia, in quanto casualmente riscoperti sotto una mano d’intonaco durante la seconda guerra mondiale.
Nella Catania medievale venne costruito nel 1334 un primo monastero femminile benedettino fuori le mura su iniziativa di Rugieri la Matina e Alemanna Lumello. Non molti anni dopo tuttavia le suore cominciarono a trasferirsi in altre zone della città, finché nel 1355 si stabilirono definitivamente in un nuovo monastero proprio sul luogo dell’attuale via Crociferi, dove sorgevano preesistenti costruzioni di epoca antica, sia residenziali che religiose, come l’antico tempio pagano di Esculapio. Attualmente visitando la chiesa, subito dopo l’ingresso turistico in via Teatro Greco 2 è possibile ammirare sotto un pavimento di vetro, i resti di una domus romana recentemente scoperti. Il monastero medievale tuttavia venne distrutto dal terremoto che nel 1693 devastò la Sicilia sud-orientale e la città di Catania, causando anche la morte di 55 delle 60 religiose benedettine che costituivano la precedente comunità.
Un nuovo complesso monastico – chiesa compresa – venne dunque costruito, sotto la direzione di Giuseppe Palazzotto, a partire dal 1708 in stile tardo barocco. Già alcuni anni prima tuttavia si era provveduto a costruire una badia più piccola – il cui prospetto venne realizzato dal famoso architetto Gian Battista Vaccarini – di fronte alla chiesa e al monastero, unita a quest’ultimo da un arco, realizzato nel 1704, per scavalcare la via Crociferi.
I lavori per il completamento della chiesa, su progetto dell’architetto Alonzo di Benedetto, durarono comunque diversi decenni. La facciata infatti, in pietra calcarea di Priolo venne ultimata nel 1747, ed è preceduta da un’ampia scalinata in pietra lavica e da una cancellata semicircolare in ferro battuto del 1832. Sul prospetto della chiesa, fra archi concavi e semicolonne, elementi tipici dell’architettura barocca, si possono ammirare anche le allegorie dell’Intelletto e del Timor di Dio, la statua dell’Immacolata e il busto di San Benedetto.
La porta d’ingresso alla chiesa, in legno, presenta delle formelle con scene della vita di San Benedetto, realizzate nel 1813 da un artista rimasto sconosciuto. Una volta varcata la soglia, prima dell’ingresso nella chiesa vera e propria, ci si trova in un vestibolo con una gradinata interna. Chiamata la Scalinata degli Angeli, questa è decorata con otto statue di angeli in vari atteggiamenti ed espressioni, realizzate dallo scultore Nicolò Mignemi in stucco e mistura di marmo.
All’interno della chiesa, proprio sopra l’ingresso, vi è l’alloggiamento per il coro – o cantoria – in legno, sovrastato da quattro angeli che suonano e dal cappello cardinalizio nero. L’interno della chiesa, a navata unica, sempre nel Settecento venne affrescata dal pittore messinese Giovanni Tuccari negli anni 1726/29. Curiosamente però alla fine del medesimo secolo, per assecondare il mutato gusto artistico dell’epoca, gran parte degli affreschi vennero coperti con una mano d’intonaco bianco, e solo in seguito ad un drammatico evento essi vennero riscoperti il secolo scorso. Nel 1943, nel corso del secondo conflitto mondiale, la chiesa di San Benedetto venne infatti bombardata, e i danni sul soffitto lasciarono intravvedere la presenza delle pitture sotto l’intonaco. Il loro restauro venne realizzato a cura dell’architetto Armando Dillon.
Gli affreschi sul soffitto ritraggono scene della vita di San Benedetto. Ai lati della volta ad es. si possono ammirare: il santo che accoglie i piccoli Mauro e Placido; il re Totila che rende omaggio a San Benedetto; il miracolo della falce e l’abbattimento degli idoli pagani. Nella parte centrale è raffigurato sempre San Benedetto che ascende al cielo e solleva la Regola Benedettina verso Dio, fra un tripudio di angeli, sante e santi benedettini. Sulla volta vicino alla zona dell’altare è invece raffigurato il santo morente che riceve i sacramenti.
Oltre a quelli che riguardano San Benedetto sono presenti tanti altri affreschi che riguardano santi, allegorie cristiane o anche semplici decorazioni finalizzate a riempire ogni spazio, in omaggio al gusto artistico settecentesco che dal Tardo Barocco sconfinava facilmente nel Rococò, con la sua tipica caratteristica di “orrore del vuoto”. Così ai lati delle sei finestre sono rappresentati i dodici apostoli. Sulle lunette della navata le personificazioni delle virtù: Fede, Speranza, Carità, Prudenza, Fortezza, Temperanza. Ed alle estremità superiori delle pareti, la vittoria sulle passioni, la giustizia divina, il dono della contemplazione e la difesa della fede. Tra di essi – per non lasciare neanche la più piccola parte di parete bianca – un’abbondanza di ghirlande di fiori, rami di olivo, conchiglie, angioletti, ecc.
Sulle due pareti interne della chiesa si aprono tre arcate per lato, quattro delle quali contengono altari in marmo rosso scuro sormontati da quadri o affreschi. Sul lato destro, guardando l’altare centrale, s’incontra il primo di essi costituito da una tela con l’Immacolata Concezione del pittore catanese Sebastiano Lo Monaco. Il secondo, sopra l’ingresso secondario, è un affresco col martirio di San Placido. E, sempre sul lato destro, il dipinto sul terzo altare, del pittore catanese Michele Rapisardi, ritrae San Benedetto con San Placido.
Dalla parte opposta, sul lato sinistro, si possono ammirare nella prima arcata, vicino l’ingresso, una tela, detta degli Arcangeli, realizzata dal pittore Matteo Desiderato nel 1780; nella seconda arcata un dipinto del 1726, ma di autore sconosciuto, raffigurante il martirio di S. Agata; e infine nella terza arcata, un altare con un crocifisso del 1685 su fondo di ardesia attribuito a Giulio Gallo.
Il pavimento in marmo policromo intarsiato risale al 1683, ed è dunque precedente al terremoto. In fondo alla navata, tre gradini in marmo verde di Carrara lo separano dall’altare maggiore costituito soprattutto da una gran quantità di marmi pregiati: agata, marmo verde di Polcevera e pietre forti di Palermo. Fanno bella mostra di sé anche capolavori in oro e argento: sulla porticina del tabernacolo, il re Davide che danza, opera di Bonaventura Caruso del 1789: sul gradone, all’interno di due ovali con cornice dorata, le figure di Santa Scolastica e Santa Geltrude in argento sbalzato; e nella parte inferiore dell’altare, un bassorilievo in argento che raffigura l’ultima cena, realizzato nel 1795 dal catanese Antonio Zacco.
Sopra l’altare vi è una raggiera in stucco dorato con l’Agnello dell’Apocalisse sopra il libro con i sette sigilli. A sua volta sopra di esso, in continuità architettonica-artistica, nella lunetta superiore del soffitto è affrescato l’agnello trionfante seguito da tutti i martiri. Tra di essi anche sant’Agata che tiene in mano la tenaglia con la mammella recisa. L’accompagnano anche le monache benedettine che, con la fedeltà ai loro voti monastici, hanno conseguito la vittoria sulle passioni, intesa come vero e proprio martirio. Infine all’interno della cupola che sovrasta l’altare è affrescata l’Incoronazione della Vergine Maria da parte della SS. Trinità.
L’illuminazione all’interno della chiesa di San Benedetto è garantita non solo dalle finestre che si aprono sulle pareti della navata ma anche da numerose lampade in stile orientaleggiante sostenute da artistici bracci o anche da gruppi di ninfe. Altre lampade si trovano alloggiate anche sul cornicione superiore delimitato da un’artistica ringhiera.
Dall’aprile del 2013 la chiesa insieme alla Scalinata degli Angeli ed al parlatorio settecentesco è visitabile, con ingresso da via Teatro Greco 2. Per essere costantemente aggiornati sui giorni e gli orari delle aperture – invernali, estive, ordinarie e straordinarie – si può visitare la pagina www.monasterosanbenedettocatania.it/contatti-monastero-san-benedetto/.
Testo e foto di Ignazio Burgio, all’infuori dell’immagine che ritrae la facciata della chiesa, di Effems, tratta da Wikipedia. Articolo pubblicato il 23 agosto 2023.
Fonti: