Forse il labirinto più antico del mondo? Nel territorio di Erice, in località Bonagia, a 60 metri s. l. m., la Grotta di Polifemo, proprio accanto alla più nota Grotta Emiliana, è una delle numerose grotte che poco a nord di Trapani si aprono lungo il costone roccioso prospiciente il mare.
Al suo interno, sul basso soffitto, si notano alcuni dipinti in ocra rossa, datati dall’archeologo Sebastiano Tusa all’incirca al 3000 a. C. Il pittogramma conservatosi meglio è costituito da un simbolo di forma labirintica, con tre circonvoluzioni concentriche che rientrano nella parte bassa “ad ansa” dando l’impressione di sei linee circolari. Accanto a questo dipinto ne è presente un altro, più sbiadito, raffigurante una figura umana con una lunga tunica che nella mano sinistra tiene un corno di colore nero. Essa ricorda la cosiddetta “Venere di Laussel” (Francia), una raffigurazione preistorica femminile della Dea Madre Terra (o Madre Natura) con un corno nella mano destra, risalente a 25.000 anni fa. Sempre sul soffitto della grotta sono presenti altre figure, molto più sbiadite, sempre in ocra rossa, quali un toro in stile orientale, due code di pesci, e alcune macchioline (forse stelle).
Marguerite Rigoglioso, studiosa americana, in un articolo pubblicato nel 1988 sulla prestigiosa rivista internazionale “Caerdroia” avanzò l’ipotesi che il disegno principale costituisse il più antico esempio di labirinto al mondo. È comunque possibile che le sei linee concentriche nell’immaginario degli antichi simboleggiassero anche le sei altezze apparenti del sole in cielo lungo il corso dell’anno, dal solstizio invernale a quello estivo (sei mesi appunto). Come hanno infatti appurato lo studioso Ignazio Burgio, l’archeologo Alberto Scuderi e l’astrofisico Vito Francesco Polcaro, la grotta è orientata al tramonto del solstizio estivo (punto dell’orizzonte: azimut 301°). Nei giorni a cavallo del 21 giugno gli ultimi raggi rossi del sole al tramonto – che soltanto in quei giorni riesce a oltrepassare un lontano promontorio subito prima di scomparire oltre l’orizzonte – illuminano l’interno della grotta di un intenso colore rosso, dando quasi l’illusione che le rocce si trasformino in “carne viva”.
Secondo l’interpretazione di Ignazio Burgio, la Grotta di Polifemo con i suoi pittogrammi e il suo orientamento al solstizio d’estate, doveva avere più di una finalità. Innanzitutto quella di calendario solare, ad uso specialmente dei naviganti – probabilmente gli Egeo-Cicladici provenienti dal Mediterraneo orientale – che puntando la prua in direzione del sole al tramonto, nei giorni del solstizio erano in grado di arrivare in Sardegna, isola ricca di metalli.
Un’altra importante finalità doveva essere quella connessa agli antichi culti religiosi riguardanti la sopravvivenza delle anime dopo la morte e la loro reincarnazione dopo un certo tempo trascorso nell’Ade sotterraneo (culti seguiti sin dalla più remota antichità fino all’epoca dei Greci e dei Romani). Nell’immaginario degli antichi, la grotta, in senso figurativo, rappresentava il grembo della Dea Madre Terra (probabilmente la figura col corno in mano accanto al labirinto) alla quale ritornano i defunti inumati con la speranza di rinascere. Le loro anime ottengono infatti una nuova vita con l’aiuto dei raggi del Dio Sole, che penetrando dentro la caverna, fecondano simbolicamente la Dea Madre Terra, ed illuminando l’oscuro Ade (o labirinto) sotterraneo indicano loro la via per uscirne fuori, come sintetizzato poi simbolicamente nel mito del “filo di Arianna”.
Al suo interno, sul basso soffitto, si notano alcuni dipinti in ocra rossa, datati dall’archeologo Sebastiano Tusa all’incirca al 3000 a. C. Il pittogramma conservatosi meglio è costituito da un simbolo di forma labirintica, con tre circonvoluzioni concentriche che rientrano nella parte bassa “ad ansa” dando l’impressione di sei linee circolari. Accanto a questo dipinto ne è presente un altro, più sbiadito, raffigurante una figura umana con una lunga tunica che nella mano sinistra tiene un corno di colore nero. Essa ricorda la cosiddetta “Venere di Laussel” (Francia), una raffigurazione preistorica femminile della Dea Madre Terra (o Madre Natura) con un corno nella mano destra, risalente a 25.000 anni fa. Sempre sul soffitto della grotta sono presenti altre figure, molto più sbiadite, sempre in ocra rossa, quali un toro in stile orientale, due code di pesci, e alcune macchioline (forse stelle).
Marguerite Rigoglioso, studiosa americana, in un articolo pubblicato nel 1988 sulla prestigiosa rivista internazionale “Caerdroia” avanzò l’ipotesi che il disegno principale costituisse il più antico esempio di labirinto al mondo. È comunque possibile che le sei linee concentriche nell’immaginario degli antichi simboleggiassero anche le sei altezze apparenti del sole in cielo lungo il corso dell’anno, dal solstizio invernale a quello estivo (sei mesi appunto). Come hanno infatti appurato lo studioso Ignazio Burgio, l’archeologo Alberto Scuderi e l’astrofisico Vito Francesco Polcaro, la grotta è orientata al tramonto del solstizio estivo (punto dell’orizzonte: azimut 301°). Nei giorni a cavallo del 21 giugno gli ultimi raggi rossi del sole al tramonto – che soltanto in quei giorni riesce a oltrepassare un lontano promontorio subito prima di scomparire oltre l’orizzonte – illuminano l’interno della grotta di un intenso colore rosso, dando quasi l’illusione che le rocce si trasformino in “carne viva”.
Secondo l’interpretazione di Ignazio Burgio, la Grotta di Polifemo con i suoi pittogrammi e il suo orientamento al solstizio d’estate, doveva avere più di una finalità. Innanzitutto quella di calendario solare, ad uso specialmente dei naviganti – probabilmente gli Egeo-Cicladici provenienti dal Mediterraneo orientale – che puntando la prua in direzione del sole al tramonto, nei giorni del solstizio erano in grado di arrivare in Sardegna, isola ricca di metalli.
Un’altra importante finalità doveva essere quella connessa agli antichi culti religiosi riguardanti la sopravvivenza delle anime dopo la morte e la loro reincarnazione dopo un certo tempo trascorso nell’Ade sotterraneo (culti seguiti sin dalla più remota antichità fino all’epoca dei Greci e dei Romani). Nell’immaginario degli antichi, la grotta, in senso figurativo, rappresentava il grembo della Dea Madre Terra (probabilmente la figura col corno in mano accanto al labirinto) alla quale ritornano i defunti inumati con la speranza di rinascere. Le loro anime ottengono infatti una nuova vita con l’aiuto dei raggi del Dio Sole, che penetrando dentro la caverna, fecondano simbolicamente la Dea Madre Terra, ed illuminando l’oscuro Ade (o labirinto) sotterraneo indicano loro la via per uscirne fuori, come sintetizzato poi simbolicamente nel mito del “filo di Arianna”.
Come arrivare: da Trapani imboccare la strada litoranea provinciale 20 in direzione di S. Vito Lo Capo, e giunti in località Bonagia/Crocefissello svoltare a destra in via Polifemo (provenendo da S. Vito Lo Capo, la via si trova ovviamente a sinistra, subito dopo la via Ciclope). Al termine della strada asfaltata, inizia un sentiero a scalini che conduce alle grotte. Avvertenza: prestare attenzione alle rocce scoscese all’ingresso della Grotta di Polifemo.
Il testo e tutte le immagini presenti in questo articolo sono di Ignazio Burgio.
Per saperne di più sulla Grotta di Polifemo:
LABIRINTI: ENIGMI SVELATI, MISTERI IRRISOLTI di Ignazio Burgio Editore: StreetLib Pagine 160 On line su: Streetlib Store ed altre librerie in rete. |
GUIDA CURIOSA AI LABIRINTI D’ITALIA di Giancarlo Pavat Editore: Newton Compton Pagine 480 On line su: Newton Compton ed in tutte le maggiori librerie. |
Tributo alla stupidità dei motori di ricerca. Il mio plugin wp per motori di ricerca mi dice che per indicizzare al meglio questo articolo devo inserire almeno -6- volte la frase chiave “La Grotta di Polifemo presso Trapani”. Dunque al fine di evitare che l’articolo si possa indicizzare male se non si trova la frase a Grotta di Polifemo presso Trapani penso che sia opportuno inserire un certo numero di volte la frase la Grotta di Polifemo presso Trapani all’interno di questo testo. Ma al fine di non banalizzare lo stile di questo articolo (assolutamente non commerciale) ripetendo fino alla noia la frase la Grotta di Polifemo presso Trapani, ritengo sia meglio aggiungere alla fine la suddetta frase – appunto la Grotta di Polifemo presso Trapani – nascondendo il tutto alla vista dei pazienti lettori. Spero che in tal modo il mio plugin sia soddisfatto di aver trovato la frase in questione – La Grotta di Polifemo presso Trapani, ovviamente – e non si lagni più. E spero che i lettori non leggano mai questo testo, perchè è perfettamente inutile.