La chiesa di San Martino insieme al suo suggestivo campanile rappresenta uno dei monumenti più significativi della città medievale di Randazzo, ed un raro esempio di orientamento lunare. Edificata a partire dal XIII secolo su di un preesistente luogo di culto dedicato a San Cataldo, monaco irlandese del VII secolo poi divenuto vescovo di Taranto, la chiesa e il campanile hanno subito nel corso dei secoli parecchi rimaneggiamenti e aggiunte, sia dal punto di vista architettonico che artistico.
Dell’originaria chiesa più antica, intitolata appunto a San Cataldo, si è conservata soprattutto la pianta originaria che attualmente si presenta a croce latina con tre navate.
Anche la base del campanile – uno dei più artistici di tutta la Sicilia – risale all’epoca della prima chiesa. Lo attestano sia lo stile romanico delle feritoie, sia la presenza sul lato meridionale di resti di decorazioni chiamate “nodi longobardi” presenti anche nelle chiese irlandesi. Sempre al periodo più antico del campanile appartengono al pian terreno le piccole monofore (finestre ad una sola luce) in forma di arco a sesto acuto, e al secondo piano le bifore (finestre a due luci) a strisce bianche e nere in stile arabo-normanno che presentano decorazioni geometriche, vegetali, animali e antropomorfe: “…meritano particolare attenzione i capitelli decorati con la sirena, simbolo del fascino e delle tentazioni; i fiori di cardo, simbolo della passione di Cristo; i due pavoni affrontati, simbolo dell’eternità; i due serpenti che si fronteggiano, i quali esprimono le due polarità, il positivo e il negativo, nonché simbolo della lotta tra forze contrarie; i gigli (Fleur de lis), simbolo della Vergine Maria e di regalità…” (da: Angela Militi, Il campanile della chiesa di San Martino a Randazzo, in: randazzosegreta.myblog.it).
Nel XIII secolo al campanile vennero aggiunti altri due piani comprendenti, al terzo piano, monofore e bifore, e al quarto piano, corrispondente alla cella campanaria, anche una serie di trifore. Le decorazioni di queste finestre, pur riprendendo lo stile dei piani più bassi, mostrano tuttavia influenze gotiche.
Sopra le trifore di tutti i lati della cella campanaria sono infatti presenti elementi artistici dal forte significato simbolico e astronomico. Sul lato di sud-est vi è un rosoncino contenente una Ruota a sei raggi – simbolo del sole e dello scorrere ciclico del tempo. Sui lati di nord-est e di nord-ovest del campanile sono presenti altri due rosoncini con la >stella a sei punte, simbolo della guida celeste e della ricerca della conoscenza. La prima contiene al suo interno sette rose a quattro petali (quadrilobate), mentre l’altra, un vero e proprio Esagramma di Salomone, è ruotata di 90° gradi per formare una “M”, ovvero l’iniziale del nome Maria: “L’Esagramma nella cultura ebraica, oltre a rappresentare il Maghen David ossia lo scudo di Davide, riproduce anche il Sigillum Salomonis, il quale simboleggia la Saggezza. È un simbolo antichissimo presente anche in altre culture, usato pure dai Pitagorici, anche se, in Occidente, furono i Templari i primi ad utilizzarla nei loro edifici. Simboleggia una protezione: non a caso il Sigillum Salomonis che, nella pratica magica, viene considerato un potente amuleto protettivo, per i cristiani, è l’emblema della Creazione. In questo caso è interessante notare come l’Esagramma forma una M, un chiaro riferimento alla Vergine Maria…” (da: Angela Militi, Il campanile della chiesa di San Martino a Randazzo, in: randazzosegreta.myblog.it).
Su tre dei quattro lati del campanile – sud-est, sud-ovest e nord-ovest – sono rappresentati anche dei Fiori della Vita, ovvero fiori a sei petali. Simbolo anch’esso molto antico, probabilmente portato dai Templari dall’Oriente, il Fiore della Vita rappresenta con ognuno dei suoi petali le direzioni astronomiche corrispondenti alle albe e ai tramonti del sole ai solstizi ed agli equinozi (nord-est e nord-ovest – approssimativamente – al solstizio d’estate; sud-est e sud-ovest al solstizio d’inverno; ed est e ovest, alba e tramonto del sole agli equinozi, sia di primavera che di autunno). È in altre parole un simbolo solare che raffigura il Cielo, in senso religioso, e la luce della salvezza. Da notare che mentre i Fiori della Vita dei due lati opposti di nord-ovest e sud-est presentano ambedue i petali mediani in senso verticale, ad indicare i punti cardinali nord e sud, quello sul lato di sud-ovest mostra i suoi petali mediani in senso orizzontale, a indicare l’est e l’ovest.
Sopra la cella campanaria infine s’innalza una cuspide ottagonale sormontata dalla croce e da un angioletto. La figura geometrica ottagonale sin dall’età antica simboleggiava anch’essa il Cielo, e quindi l’eternità, poiché oltre ai quattro punti cardinali, comprendeva pure le direzioni solari delle albe e dei tramonti ai due solstizi (nord-est, nord-ovest, sud-est e sud-ovest) proprio come una “rosa dei venti”. Nell’arte e nell’architettura sacra dell’età medievale era associata soprattutto al battesimo (nel senso di redenzione dal peccato originale), molti battisteri vennero costruiti di forma ottagonale, ed anche all’interno della medesima chiesa di San Martino è presente una fonte battesimale in marmo rosso di forma appunto ottagonale.
Nel XIV secolo alla chiesa venne aggiunta una quarta navata, destinata purtroppo a venire distrutta dai bombardamenti alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Anche la facciata venne modificata, prima con l’inserimento di tredici formelle in arenaria gialla contenenti raffigurazioni di San Martino di Tours, della Vergine Maria con il bambino in braccio e di altre sante e martiri. Poi nel XVII secolo si procedette ad un rifacimento generale della medesima facciata per adeguarla allo stile barocco. Negli anni ‘30 del secolo scorso infine si intervenne all’interno della chiesa con la sostituzione del vecchio pavimento, con l’inserimento di stucchi decorativi da parte dell’artista Giuseppe Recupero da Belpasso, e con il rifacimento del tetto.
Come già accennato, nel corso tuttavia dei bombardamenti subiti dalla città di Randazzo nell’agosto del 1943, anche la chiesa venne colpita e andarono irrimediabilmente distrutti sia la cupola poligonale, sia la Cappella del SS. Sacramento, sia la quarta navata. Le tracce di quest’ultima si possono ancora vedere sul lato di nord-est del campanile dove è presenta una scalfittura che corre in diagonale lungo tutta la parete. Al di sopra di essa però si può notare un’altra scalfittura anch’essa diagonale e più antica che è la traccia dell’antico tetto della chiesa originaria, quella dedicata a S. Cataldo. In pratica è anche una dimostrazione che l’attuale chiesa di S. Martino venne costruita rispettando la medesima pianta della chiesa precedente, ereditando così anche il suo orientamento atipico.
Come si sarà intuito infatti dalla descrizione del campanile, la facciata della chiesa di San Martino non è rivolta esattamente ad Occidente, né di conseguenza l’altare è in corrispondenza della direzione est, come di regola generale per le chiese cristiane. L’asse della navata principale – dall’ingresso all’altare – è posto invece lungo una direzione all’incirca sud-ovest → nord-est. I monumenti – anche non cristiani – che presentano un orientamento simile di solito sono collegati ai solstizi, cioè guardano verso il punto dell’orizzonte in cui il sole sorge o tramonta il 21 giugno o il 21 dicembre. In Italia non sono rare le chiese con un tale tipo di orientamento astronomico, come ad esempio quelle di origine longobarda.
Ma la pianta della chiesa di San Martino, come scoperto dalla professoressa Angela Militi e confermato dagli archeoastronomi Adriano Gaspani e Filippo Bertolo, dell’Osservatorio di Brera (Milano), è orientata a 54,9° gradi sull’orizzonte terrestre, cioè con tre gradi di differenza verso nord rispetto alla direzione in cui sorge il sole al solstizio d’estate (58° gradi, sempre nella direzione di nord-est). Gli studiosi dunque ne hanno concluso che il suo orientamento non è solare bensì lunare: nel punto dell’orizzonte verso cui guarda l’abside della chiesa, la luna ogni 18 anni e 6 mesi raggiunge il punto più estremo nord (stazione lunare maggiore nord) nel suo lento ciclo di levate e tramonti che si spostano lungo l’orizzonte nel corso degli anni.
Se le chiese orientate ai solstizi sono molte di meno di quelle orientate verso est, gli edifici religiosi orientati verso i lunistizi sono estremamente rari. In Piemonte ad esempio sono tali la basilica di Sant’Andrea a Vercelli, e la chiesa di Santa Maria a Vezzolano, in provincia di Asti. Sempre a Randazzo anche la piccola e modesta chiesa di San Vito presenta oltre a diversi orientamenti solari – con formazione al suo interno di cerchi luminosi in particolari date dell’anno – anche un orientamento lunare: ogni 18 anni e sei mesi la Luna riesce a penetrare da una finestra circolare sopra l’ingresso della chiesa e proietta un cerchio di luce sul pavimento della navata (anche se, per la verità, non in corrispondenza di un lunistizio maggiore, ma di un cosiddetto lunistizio intermedio, a metà tra i due lunistizi maggiori nord e sud).
Forse l’orientamento lunare della chiesa di San Martino aveva a che fare con l’origine irlandese di San Cataldo, a cui la chiesa originaria era dedicata. O forse – chissà per quale occulta finalità – era stato voluto dai Templari, presenti nel medioevo anche a Randazzo. Ma non è escluso che si volesse semplicemente rendere omaggio alla Vergine Maria, di cui la Luna nel Medioevo rappresentava un’immagine simbolica: in età medievale “infatti la Luna è vista prevalentemente come figura femminile e benefattrice, simboleggia il corpo celeste che passivamente riceve luce, è come l’immagine della chiesa che riceve lo splendore di Dio, del Sole trasmettendola a tutti i fedeli…” (Eva Spinazzè, Orientazione nelle architetture sacre. Le chiese monastiche benedettine medioevali nel Veneto, 2012). Oppure il motivo consisteva in qualcos’altro che magari deve ancora essere scoperto, studiando la complessa (e ancora non del tutto chiarita) simbologia medievale. Questa, legata anche ai fenomeni celesti, era così ermetica che in gran parte veniva trasmessa solo oralmente, come un linguaggio segreto tra iniziati. In ogni caso la chiesa di San Martino a Randazzo rappresenta un enigma in gran parte ancora da decifrare.
FONTI:
Angela Militi, Adriano Gaspani, Filippo Bertolo, Analisi archeoastronomica delle chiese di San Martino e San Vito a Randazzo, in: Randazzo segreta.
Angela Militi, Il campanile della chiesa di San Martino a Randazzo, in: Randazzo segreta.
Eva Spinazzè, Orientazione nelle architetture sacre. Le chiese monastiche benedettine medioevali nel Veneto, in: “De rerum natura”, quaderni del Museo di Storia Naturale e Archeologia Montebelluna, 2012, (2011), n. 6, pp. 57-82.
Come arrivare a Randazzo. Dall’autostrada Messina-Catania, A18/E45, uscendo allo svincolo di Fiumefreddo imboccare la statale 120 in direzione di Piedimonte Etneo, Linguaglossa e poi Randazzo. Da Catania ci si può servire anche della statale 121/284 in direzione di Paternò – Biancavilla – Adrano – Bronte e quindi Randazzo. Dall’Autostrada Palermo-Messina,A20/E90, uscendo ai caselli di Rocca di Capri Leone o Brolo e raggiungendo la vicina Capo d’Orlando, si può utilizzare la statale 116 in direzione di Naso – Ucria – Floresta – S. Domenica Vittoria per raggiungere quindi Randazzo.
Da Catania si può utilizzare anche la Ferrovia CircumEtnea (escluso la Domenica).
Testo e foto di Ignazio Burgio.
Sui segreti delle chiese di Randazzo:
RANDAZZO SEGRETA, di Angela Militi 2012 |
EMBLEMATICA SACRA E ALCHIMIA, di Angela Militi Venezia 2019 |
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