Umberto Eco e la nascita del Gruppo 63 a Palermo


Esattamente sessant’anni fa a Palermo, in occasione delle Settimane internazionali di Nuova Musica, venne fondato da Umberto Eco e da altri autori, il “Gruppo 63”, il più importante circolo di neoavanguardia letteraria della seconda metà del Novecento.

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Umberto Eco e la nascita del Gruppo 63 a PalermoDopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, in Italia molti intellettuali sentirono la necessità di rinnovare le varie arti – letteratura, cinema, musica, ecc. – che durante il precedente periodo fascista erano state limitate nella loro libertà espressiva. Dal Nord al Sud Italia sbocciarono dunque nuovi fenomeni culturali aperti sia a modelli provenienti dall’estero (per es. dalla letteratura americana), sia a sperimentazioni autonome, a somiglianza delle avanguardie di inizio secolo. Sia diversi editori, sia numerose riviste culturali contribuirono a promuovere in un pubblico di lettori sempre più vasto la ricerca di novità, e negli autori meno ancorati alla tradizione l’invito alla sperimentazione.
Tra i risultati più interessanti dell’epoca, vi fu quello di un gruppo di letterati – soprattutto poeti, saggisti, critici letterari – che pubblicavano le loro opere sulla rivista milanese “Il Verri” (ancora attiva anche on line: www.ilverri.it) allora diretta da Luciano Anceschi: fra questi Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Alberto Arbasino, Elio Pagliarani, Renato Barilli, Fausto Curi, ed altri ancora. Tra essi anche il giovane Umberto Eco che dalla sua città natale, Alessandria, in Piemonte, si era spostato a Milano.
Una tappa importante fu nel 1961 la pubblicazione di un’antologia poetica, I novissimi. Poesie per gli anni Sessanta (Rusconi e Paolazzi), curata da Alfredo Giuliani, che si rivelò anche un implicito manifesto sulla ricerca di un nuovo tipo di poesia e contribuì a definire il gruppo di letterati come una Nuova Avanguardia. L’anno successivo, nel 1962, Umberto Eco pubblicò il suo saggio critico Opera aperta, nella quale, ispirato dalle suggestioni musicali del musicista Luciano Berio – che lavorava come lui alla RAI di Milano – sosteneva come le opere d’arte del XX secolo fossero per loro natura aperte alla libera interpretazione del pubblico (lettore, spettatore, ascoltatore, ecc.) ed invitava gli autori a tenerne conto, sancendo in tal modo anche il loro diritto alla sperimentazione. Nel medesimo anno il poeta Nanni Balestrini per primo in Italia istruì un calcolatore IBM 7070 a comporre una poesia. I computer all’epoca erano grandi come intere stanze e venivano usati solo nelle Università e nelle multinazionali per finalità scientifiche e amministrative. Il suo esperimento artistico di sessantuno anni fa in un certo senso anticipò gli attuali software di Intelligenza Artificiale applicati alla letteratura e alle arti, con tutte le loro inerenti questioni socio-economiche, psicologiche, filosofiche, e via dicendo.
Negli stessi anni anche a Palermo fiorivano attività culturali e artistiche finalizzate alle novità e alle sperimentazioni, comprese le contaminazioni fra le differenti arti. Negli anni ‘50 il musicologo di Castellammare del Golfo (Tp) Antonino Titone aveva fondato nel capoluogo siciliano insieme a Luigi Rognoni il “Gruppo universitario per la Nuova musica” e nel 1960 insieme a Francesco Agnello aveva dato il via alle “Settimane internazionali di Nuova Musica”. Nel 1963 Titone e Agnello decisero di invitare anche i letterati italiani propensi a cambiare e rinnovare la letteratura, e quindi pensarono agli scrittori che pubblicavano sulla rivista “Il Verri”. Questi accettarono, ma, come ricordava Alfredo Giuliani in un’intervista di alcuni anni fa, non volendo definirsi “gli scrittori del Verri” – anche perché la rivista non era di loro proprietà – allora scelsero come nome “Gruppo 63”, a somiglianza di un’analoga associazione culturale tedesca chiamata “Gruppo 47”.
Durante il primo appuntamento dal 3 all’8 ottobre del 1963, le riunioni culturali nel capoluogo siciliano si svolsero presso l’Hotel Zagarella e il Conservatorio musicale di Palermo dove molti autori, tra cui Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Elio Pagliarani, Angelo Guglielmi, Massimo Ferretti, Lamberto Pignotti, Amelia Rosselli ed altri ancora, lessero i propri testi. Negli stessi giorni furono organizzati anche incontri e dibattiti sulla pittura, la poesia, la narrativa, ed anche sul teatro (con interventi di Giuseppe Bartolucci, Umberto Eco e Luigi Gozzi). Venne anche messo in scena uno spettacolo teatrale, ovviamente sperimentale, diretto da Luigi Gozzi e Ken Dewey, composto da undici brevi pezzi di altrettanti autori (Malerba, Leonetti, Manganelli, Lombardi, Falzoni, Perriera, Pagliarani, Giuliani, Balestrini, A. Gozzi, e Sanguineti). I resoconti di quel primo convegno confluirono in alcuni volumi editi da Feltrinelli, quali La scuola di Palermo, di M. Perriera, R. Di Marco, G. Testa, pubblicato già nel 1963, e Convegno Gruppo 63. La nuova letteratura, a cura di Nanni Balestrini e Alfredo Giuliani, edita (sempre da Feltrinelli) l’anno successivo.
Umberto Eco e la nascita del Gruppo 63 a Palermo Non tutti coloro che affollavano gli incontri di Palermo, autori e spettatori al medesimo tempo, appartenevano naturalmente al Gruppo ‘63, e le loro vedute erano eterogenee, ma erano comunque tutti interessati alla sperimentazione. Come ricordava Umberto Eco nel 2003, “… le persone convenute a Palermo erano accomunate sia da una volontà di sperimentazione che da una esigenza di dialogo rissoso, senza pietà e senza infingimenti. Gli scrittori si leggevano i testi a vicenda ma, dato che c’erano fratture originarie, nessuna lettura fatta riscuoteva il consenso generale. Non ci si dichiarava perplessi: ci si diceva contro. E si diceva il perché. Quali fossero i perché non conta. Conta che in questa società letteraria l’unità si stava realizzando a poco a poco attraverso due implicite assunzioni di metodo: (i) ogni autore sentiva necessario controllare la sua ricerca sottoponendola alle reazioni altrui; (ii) la collaborazione si manifestava come assenza di pietà e di indulgenza. Correvano definizioni da levare la pelle agli animi troppo sensibili. Espresso pubblicamente nell’ambito di una società letteraria apollinea, ciascuno di questi giudizi avrebbe segnato la fine di una bella amicizia. A Palermo il dissenso generava invece amicizia. …” [da: Umberto Eco, Il Gruppo 63, quarant’anni dopo, in: Costruire il nemico, e altri scritti occasionali, Bompiani, pp. 163-164] .
Già quel primo convegno così eccentrico a Palermo non mancò di suscitare forti critiche nel panorama culturale italiano, un po’ perché le finalità di questa ricerca erano viste dagli intellettuali impegnati come pura sperimentazione stilistica senza alcun contenuto o messaggio (nè ad es. sulla tragicità della guerra, né sulla questione meridionale, o altro ancora); ma soprattutto perché quel metodo di sottoporre ad altri colleghi le proprie opere lasciandoli liberi anche di criticarle e disapprovarle come se fossero insegnanti che correggevano gli scolari, destava scandalo in tanti scrittori più o meno affermati ma ugualmente gelosi del proprio stile.
Dopo il secondo appuntamento tenutosi a Reggio Emilia l’anno successivo – che vide anche la partecipazione di Elio Vittorini nella serata conclusiva – nel 1965 la riunione annuale del Gruppo 63 si tenne nuovamente a Palermo (3 – 6 settembre) con un convegno interamente dedicato al “Romanzo Sperimentale” (i cui atti vennero pubblicati da Feltrinelli nel volume Gruppo 63. Il romanzo sperimentale, a cura di N. Balestrini, Milano, 1966). Era questo un argomento molto sentito dai componenti del gruppo sempre più decisi a cercare nuove vie di espressione artistica, contestando e sottoponendo a critica le forme e i linguaggi ordinari. Come sottolinea Dacia Maraini in un’intervista di qualche anno fa, essi se la prendevano in particolare proprio col romanzo tradizionale, specie quello leggero e da intrattenimento, e gli autori di un tale genere letterario, come Cassola, Moravia o Bassani, venivano sarcasticamente definiti “Liale”, dallo pseudonimo – Liala – di una famosa scrittrice di romanzi rosa.
Nel medesimo appuntamento del 1965 non venne ovviamente trascurato il teatro e venne allestito uno spettacolo teatrale su testi di Lombardi, Filippini e Testa con la regia di Carlo Quartucci. Ma in quell’anno il Gruppo 63 si aprì anche all’arte cinematografica poiché vennero proiettati anche quattro film sperimentali di Baruchello, Grifi, Lenti e Leonardi. Uno di essi, “Verifica incerta”, di Gianfranco Baruchello e Alberto Grifi, realizzato nel ‘64 e proiettato per la prima volta a Parigi quattro mesi prima del convegno di Palermo, era un collage di spezzoni di 47 altri film americani di poco successo e destinati al macero. Nonostante la proposta provocatoria, quel cortometraggio di 35 minuti così come lo era stato a Parigi venne apprezzato anche a Palermo, e sempre Umberto Eco ricordando nel 2003 gli incontri siciliani affermò che “… l’avanguardia stava diventando tradizione, ciò che appariva dissonante qualche anno prima diventava miele per le orecchie (o per gli occhi). … In quei giorni a Palermo del 1965 era stata discussa, senza ancora saperlo, la insorgente poetica del post-moderno, solo che all’epoca il termine non circolava ancora. …” [da: Umberto Eco, Il Gruppo 63, quarant’anni dopo, cit. pp. 167-168].
A diffondere i risultati dei dibattiti, insieme alle nuove realizzazioni sperimentali, pensò soprattutto – come già detto – la casa editrice Feltrinelli, oltre chiaramente al “Verri” e ad altre riviste dal taglio critico fondate dal Gruppo in quegli anni (come “Malebolge”, “Marcatrè”, “Grammatica”, “Quindici”). Ma in realtà l’esperienza del Gruppo 63 si rivelò di breve durata. Il Gruppo infatti si riunì altre due volte – nel 66 a La Spezia e nel 67 a Fano (Pe) – poi si sciolse ufficialmente nel ‘69 anche a causa dei contrasti interni e delle differenti vedute dei suoi componenti nel pieno delle agitazioni politiche e sociali del ‘68.
Tra le critiche indirizzate al Gruppo 63 vi fu anche l’accusa che i suoi componenti volessero sfruttare l’associazione e le sue riunioni per fare carriera nel mondo culturale ed editoriale. In realtà già prima della nascita del Gruppo, Umberto Eco e i suoi amici lavoravano all’interno di RAI, editori e giornali vari, e allo stesso modo anche dopo il suo scioglimento la loro carriera non subì interruzioni. Ma nell’Italia del miracolo economico chiunque avesse una cultura universitaria poteva rimanere disoccupato solo se lo sceglieva, poiché anche a chi non aveva un particolare talento si offrivano opportunità oggi impensabili. Lo stesso Eco fu chiaro, sempre in occasione del quarantennale del Gruppo nel 2003, circa la differenza tra i movimenti di avanguardia del principio del ‘900 ed il Gruppo ‘63: “… Ma se qualcosa distingueva la neoavanguardia da quella d’inizio secolo, era che noi non eravamo dei bohémien che vivevano in soffitta e cercavano disperatamente di pubblicare la loro poesia nel giornaletto locale. Ciascuno di noi, a trent’anni, aveva già pubblicato uno o due libri, era inserito in quella che si chiamava allora l’industria culturale, e con mansioni direttive – chi nelle case editrici, chi nei giornali, chi nella RAI. In questo senso il Gruppo 63 è stato l’espressione di una generazione che non si ribellava dal di fuori bensì dal di dentro. Non è stata una polemica contro l’establishment, è stata una rivolta dall’interno dell’establishment, un fenomeno certamente nuovo rispetto alle avanguardie storiche. …” [da: Umberto Eco, Il Gruppo 63, quarant’anni dopo, cit. pp. 157-158].
Ancora oggi tuttavia non vi è unanimità di consensi circa il valore e l’influenza del Gruppo 63 sul panorama letterario, considerato anche che le successive opere dei suoi ex-componenti (per es. i celebri romanzi di Eco, Il nome della rosa, Il pendolo di Foucault, ecc.) sembrarono smentire il loro iniziale desiderio di sperimentazione.

Fonti:

Umberto Eco, Il Gruppo 63, quarant’anni dopo, in: Costruire il nemico, e altri scritti occasionali, Bompiani.

Federico Fastelli, Il Gruppo 63, in: www.verbapicta.it

Giovanna Lo Monaco, Il Gruppo 63 in: www.culturedeldissenso.com

Video: Alfredo Giuliani: nasce il Gruppo 63, in: www.raicultura.it

Video: Il Gruppo 63 secondo Nanni Balestrini, in: www.raicultura.it

Video: Dacia Maraini ricorda il Gruppo 63, in: www.raicultura.it

Testo di Ignazio Burgio. La prima immagine di Ferdinando Scianna ritrae il giovane Umberto Eco al Teatro Massimo di Palermo. La seconda di Aubrey, ritrae Umberto Eco nella sua casa di Milano. Entrambe provengono da Wikipedia. Articolo pubblicato l’8 settembre 2023.

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